Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2011 alle ore 06:36.

My24

Un tris d'assi per creare nuove imprese e rilanciare l'occupazione. Almeno sulla carta. Lo prevedono la Manovra appena varata dal Governo e il decreto sviluppo approvato giovedì scorso. Con tre strumenti che possono far decollare la filiera del valore: incentivi agli operatori che investono in fondi di venture capital per la nascita di imprese innovative, agevolazioni fiscali per l'imprenditoria giovanile, credito d'imposta per le assunzioni al Sud. «Un'occasione succosa - dice Giuseppe Favretto, direttore del Centro per l'imprenditoria giovanile dell'università di Verona -: oggi per molti la scelta imprenditoriale è ineluttabile e queste misure offrono nuove chance. Parafrasando Oscar Wilde "il pompelmo è un limone che ha avuto un'opportunità e ne ha approfittato"».

Imprese giovani
La Manovra prevede un forfettone del 5% su redditi e addizionali comunali e regionali per i nuovi imprenditori o per le aziende nate dal 2008 a oggi. L'agevolazione scatterà dal 2012 e sarà valida per cinque anni, con il rispetto di alcuni requisiti (si veda la scheda a fianco). «La misura va nella giusta direzione - sottolinea Stefano Manzocchi, direttore Luiss Lab of European Economics - perché affronta il nodo della disoccupazione giovanile e avrà un effetto moltiplicatore: le nuove leve sono portatrici di innovazione e come dimostra il caso californiano per ogni posto di lavoro creato nei settori delle nanotecnologie o delle energie alternative vengono generati altri cinque nell'indotto. È chiaro però che occorrerà vigilare sui possibili raggiri alla norma».

Molte luci ma anche qualche ombra. «Siamo di fronte a un progetto ammirevole - osserva Paolo Gubitta, direttore scientifico Mba imprenditori della Fondazione Cuoa - sul piano della solidarietà e delle pari opportunità, ma che non sembra adeguato per attrarre laureati: la ditta individuale si addice ad attività a basso rischio, come servizi alla persona, piccolo commercio, o lavori artigianali molto semplici, più attraenti per gli immigrati o i giovani italiani a bassa scolarizzazione che per gli alti profili».

Venture capital
In linea con i principi della comunicazione Europa 2020 della Commissione Ue, la Manovra introduce per la prima volta incentivi fiscali per gli operatori che investono in fondi di venture capital dedicati a società innovative costituite da non più di tre anni e controllate da persone fisiche. I proventi derivanti dalla partecipazione non sono soggetti a imposta. Per misurare la portata dello "sconto" basti pensare che oggi il tasso di rendimento annuo nella fase di avvio è stimato intorno al 6%, mentre sale all'11% nel momento dello sviluppo del business.

«La nostra valutazione è molto positiva - sottolinea Giampio Bracchi, presidente di Aifi, l'Associazione italiana del private equity e venture capital -: da anni chiediamo interventi normativi che pongano le basi per lo sviluppo del settore. Questo provvedimento potrà accrescere la raccolta e far nascere nuovi fondi di venture capital». Resta, però, secondo Bracchi ancora un nodo da sciogliere: «Se per gli investitori individuali che rappresentano oggi il 12-13% del mercato il provvedimento è operativo da subito, per quelli giuridici, come banche e società finanziarie, la norma richiede il via libera di Bruxelles per stabilire se le misure non violano le regole sugli aiuti di Stato».

Secondo l'Aifi, le agevolazioni fiscali andrebbero accompagnate dalla creazione di un fondo dei fondi per il venture capital tecnologico sul modello francese. E c'è chi propone di allargare la platea dei soggetti in campo. «La norma è incompleta - evidenzia Claudio De Vecchi, presidente di Asam, l'Alta scuola di studi aziendali e manageriali dell'Università Cattolica di Milano - perché non valorizza il capitale intellettuale, richiedendo l'impegno di manager a supporto delle start-up, e il ruolo delle banche come compagne di viaggio, disposte a concedere prestiti agevolati».

Bonus assunzioni al Sud
Il terzo asso da calare riguarda il credito d'imposta per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato nelle regioni del Sud, finanziato con fondi europei accanto a risorse statali. L'operatività della misura è però condizionata al via libera della Commissione Ue, che sta esaminando il caso. «Stiamo valutando l'ipotesi di poter utilizzare queste risorse - dice il portavoce del Commissario Ue per le politiche regionali Johannes Hahn - solo per ricerca, innovazione o creazione di nuovi posti di lavoro riservati ai giovani nelle Pmi». Nessuna indicazione arriva da Bruxelles sulla tempistica della decisione.

Shopping24

Dai nostri archivi