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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 14:21.

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La manovra «é necessaria, va fatta e approvata» ma «si poteva fare di più su tagli alla spesa pubblica, liberalizzazioni e privatizzazioni e fare meno aumento di tasse». Così la presidente di Confindustria, Emma
Marcegaglia. E anche sull'Ice «é uscita una cosa che é un papocchio e non aiuta».

A chi chiedeva se dopo la manovra ci debba essere un cambio di Governo o un rimpasto, Marcegaglia ha replicato: «Non sta a noi dirlo, vediamo cosa succederà in questi giorni sui mercati. Mi auguro che l'approvazione della manovra dia il senso che l'Italia é un Paese stabile e
che quindi non ci siano di nuovo attacchi speculativi sui mercati perché questo porta a un impoverimento di tutti: cittadini, imprese e porta problemi alla spesa pubblica. L'approvazione della manovra é un passaggio fondamentale».

«Siamo d'accordo sul fatto che i saldi della manovra andavano aumentati - ha spiegato Marcegaglia interpellata a margine dell'assemblea di Confindustria Macerata - ma, da quello che si capisce, l'aumento dei saldi é tutto sotto forma di aumento delle tasse: il calo delle detrazioni fiscali vuol dire aumento di tasse».

Secondo Marcegaglia, nella manovra «manca tutto quel che riguarda i costi della politica. Speravamo che dopo l'annuncio di Tremonti sull'inserimento in manovra di un importante provvedimento sulle liberalizzazioni si andasse avanti in questo modo, invece, ci pare, da quello che leggiamo, che vi sia una norma molto più blanda perché c'é stata l'opposizione dei rappresentanti delle professioni in Parlamento».

«Pagano i soliti noti», ha continuato Marcegaglia, perché non si é fatto nulla su costi della politica e liberalizzazione delle professioni, «c'é una maggioranza silenziosa che vuole lo sviluppo del Paese. Bisogna finirla di dare spazio a una minoranza rumorosa che dice sempre no e dare spazio a una maggioranza silenziosa che dice basta, andiamo avanti, vogliamo crescere. Il Paese ha voglia di cambiare». «Pensavamo che in un momento così difficile per il Paese tutti dimostrassero di avere a cuore la questione e interesse per il bene comune e invece pagano i soliti noti».

Secondo la presidente degli industriali, «in un momento in cui si va ad approvare una manovra pesante da 45 miliardi, che porta sacrifici, tagli a pensioni, ticket sanitari, blocco degli stipendi pubblici, sacrifici veri, non é accettabile che si sia deciso di non fare niente sui costi della politica. Con i tagli ai costi non si fa una manovra da 45 miliardi ma, proprio perché si chiedono sacrifici, non é accettabile che la politica non faccia niente».

Maggiori liberalizzazioni sono state chieste anche dall'Europa, ha detto Marcegaglia, «non costano niente ma possono fare cose significative per la crescita» e invece «ieri in Commissione si sono alzate le barricate» sulle liberalizzazioni delle professioni. «Siamo arrabbiati - ha detto la presidente degli Industriali - non possiamo più avere un pezzo del Paese che fa sacrifici e una parte che, nonostante le turbolenze dei mercati, ogni volta che deve essere toccato non fa niente» e «prevalgono logiche individualistiche, di spartizione politica, di clientelismo». Nei giorni scorsi «avevamo chiesto in modo molto forte che la politica smettesse di litigare e ragionare per il bene del Paese. L'appello é stato accolto» ma «non si può pensare che tutte le turbolenze siano finite perché siamo ancora sulle montagne russe».

Critiche anche sulla soluzione per l'Ice. «Avevamo chiesto - ha
spiegato Marcegaglia nel corso del suo intervento all'assemblea di Confindustria Macerata - di avere un sistema promozionale unico» perché il meccanismo attuale non funziona: «Tutti spendono soldi e non c'é coordinamento. In Commissione é entrato un emendamento molto pasticciato con la spartizione delle funzioni Ice tra ministero dello Sviluppo economico e ministero degli Affari esteri. Non é stata approvata la soluzione di avere l'Ice solo sotto la Farnesina. Ma c'é ancora tempo per lavorare».

L'aumento dei prezzi «é un altro problema per lo sviluppo perché riduce il potere contrattuale delle persone e c'é il rischio che la domanda interna sia sempre bassa». «Un modo per ridurre l'inflazione - ha spiegato - é anche quello di fare le liberalizzazioni. Noi abbiamo normalmente
un'inflazione un po' più alta della media Ue perché abbiamo ancora tanti settori non aperti alla concorrenza».

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