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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2011 alle ore 06:38.

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Dieci anni dopo, i due obiettivi strategici degli attacchi dell'11 settembre 2001 sono falliti. Osama Bin Laden ha colpito il cuore finanziario e militare degli Stati Uniti, New York e Washington, per dimostrare alla umma, alla comunità musulmana, che l'America non era lo squadrone che tremare il mondo fa, ma una tigre di carta, un Paese di codardi, fiacco e senza Dio che sarebbe scappato con la coda tra le gambe appena un'avanguardia di martiri islamici avesse mostrato il coraggio di aggredirla e mortificarla, come peraltro lasciavano intendere gli infamanti ritiri successivi alla strage dei marine a Beirut (1983) e all'abbattimento degli elicotteri Black Hawk a Mogadiscio (1993).

Il secondo obiettivo strategico di Bin Laden era quello di mobilitare le piazze arabe e di sollevare le masse islamiche contro i regimi locali cosiddetti laici, ma in realtà dipendenti alleati con l'estremismo radicale e non sufficientemente pii, devoti e fanatici per il terrorista saudita. La potenza geometrica dell'attacco all'America avrebbe dovuto liberare l'orgoglio represso del Grande Medio Oriente e scatenare il senso di rivalsa antioccidentale delle comunità musulmane, fino a creare un grande movimento popolare capace di cacciare gli infedeli dalle terre coraniche, di distruggere Israele e di instaurare un nuovo califfato islamista dall'Andalusia all'Afghanistan.

Il piano di Bin Laden non poteva finire in modo peggiore, non solo perché alla fine il suo autore è stato ucciso, cremato e gettato in mare dalle Squadre speciali di Barack Obama. Il progetto è fallito perché Bin Laden ha sottovalutato il carattere e la forza morale degli americani e ha male interpretato la rabbia e la voglia di riscatto del mondo arabo e islamico.

Dieci anni dopo, l'America non si è ritirata dal Medio Oriente. I soldati americani sono ancora dov'erano prima dell'11 settembre e, pagando altissimi costi umani e finanziari, si sono installati anche a Baghdad e a Kabul. I corpi d'elite fanno incursioni letali in Pakistan e in Yemen senza chiedere il permesso a nessuno. I droni della Cia bombardano il Waziristan e la Somalia, uccidendo invece che preoccuparsi di rinchiudere a Guantanamo i potenziali nemici. Il Pentagono controlla i cieli libici e il Golfo Persico, mentre la Casa Bianca ai nuovi padroni di Tripoli concede con parsimonia i fondi sottratti a Gheddafi.

La tigre di carta si è dimostrata più felina che cellulosica. L'America è in difficoltà economiche anche perché in questi dieci anni la sua priorità è stata la sicurezza nazionale e non il commercio o lo sviluppo come per i suoi concorrenti. Ma in terra islamica non è mai stata così presente e influente.

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