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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2012 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 14 marzo 2012 alle ore 09:05.

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Lorenza Lei, direttore generale della RaiLorenza Lei, direttore generale della Rai

La Rai deve dare una risposta alla nuova domanda culturale del Paese con una nuova strategia editoriale per le diverse piattaforme che racconti il Paese reale. È l'opinione del direttore generale della Rai, Lorenza Lei (nella foto) che in un'intervista al Sole 24 Ore, evidenzia che il bilancio 2011 chiuderà in leggero utile dopo 5 anni grazie ai tagli di spesa per 82 milioni che hanno compensato il calo della pubblicità rispetto al budget di inizio anno (963 milioni rispetto ai 1.050 previsti).

I costi esterni della Rai, dal 2007 al 2011, si sono ridotti di 148 milioni, ai quali aggiungere i minori investimenti nella fiction e nel cinema (73 milioni la prima, 38 il secondo, sempre dal 2007 al 2011), mantenendo però il numero delle collocazioni e aumentando la produzione di film nazionali.

Il progetto all news della Rai, che sta per essere varato, unificherà RaiNews24, Televideo, l'ex RaiItalia e le redazioni web dei Tg. L'azienda prevede 495 milioni d'investimento in tre anni per l'ammodernamento tecnologico. Per la valorizzazione di tutte le professionalità il Piano industriale 2012-2014, in corso di elaborazione, prevede, tra l'altro, una "internalizzazione" delle fasi di realizzazione delle fiction, sempre in collaborazione con i produttori esterni: «Il modello è Un posto al sole». È un fiume in piena, Lorenza Lei, direttore generale della Rai da dieci mesi, dopo aver ricoperto incarichi che vanno dalla direzione dello staff della direzione generale alla vicedirezione generale per l'area produttiva e gestionale. Non parla certo come una manager che sta per lasciare il proprio incarico.

Domenica scorsa, sul Sole 24 Ore, centinaia di autori dell'audiovisivo, hanno chiesto alla Rai un nuovo impegno per investire nel prodotto culturale nazionale. Cosa risponde a nome dell'azienda?
È mia ferma convinzione che il profilo di servizio pubblico porti con sè la centralità dell'asset "cultura". La Rai deve continuare a svolgere il ruolo di volano culturale del cambiamento non solo guardando al cinema e alla fiction, ma sperimentando nuovi linguaggi in tutti i generi televisivi. Senza dimenticare il passato, ad esempio cosa ha fatto Alberto Manzi per la Rai e gli italiani.

La Rai, tuttavia, ha ridotto gli investimenti nella fiction, ad esempio, dai 270 milioni del 2007 ai 197 del 2011...
La volontà d'investire nella fiction rimane un punto chiave nella nostra strategia editoriale. La fiction è un prodotto strategico per la programmazione televisiva e la divulgazione culturale. L'obiettivo è di incrementare la produzione attraverso la riduzione dei costi unitari e la creazione di linee di produzione interne per valorizzare la qualità delle risorse umane. Porteremo presto il progetto di questo nuove linee produttive in Cda. Oggi questo già accade solo in un caso, quello di Un posto al sole, realizzato dal Centro di produzione di Napoli insieme a un produttore esterno (Freemantle Media, ndr). Non voglio chiamarla fabbrica o laboratorio, ma vogliamo creare una realtà creativa e produttiva interna.

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