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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 09:31.

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Laura Bordoli (Pdl), Sergio Gaddi (Forza cambia Como), Alberto Mascetti (Lega), Mario Lucini (Pd)Laura Bordoli (Pdl), Sergio Gaddi (Forza cambia Como), Alberto Mascetti (Lega), Mario Lucini (Pd)

Su una cosa tutti, o quasi, si dicono d'accordo: restituire il lungolago alla città, ridare a Como quel colpo d'occhio che ha attirato registi e cineasti. L'operazione non sarà delle più semplici, visto che Saicam (ora in amministrazione controllata), dopo un anno di stop a quel cantiere che ancora impedisce la vista del lago, sarebbe pronta a proseguire i lavori per completare il secondo e terzo lotto nella costruzione delle paratie.

Sul Lario la sfida, quella che conta, è a quattro dopo che il Pdl si è spaccato. Ma in corsa per le amministrative ci sono 16 candidati e 24 liste.

Stefano Bruni lascia, dopo il secondo mandato, un'eredità amara per il centrodestra, con molti tra i cittadini delusi dall'attuale gestione che, a partire dalle cose più scontate come la manutenzione dei marciapiedi, delle strade e del verde, non avrebbe fatto quanto promesso. L'impressione tra buona parte dei comaschi è che questioni di litigiosità interna abbiano avuto la meglio sul progetto di rilancio per la città. E ora il Pdl è spaccato: corre con Laura Bordoli, che ha vinto le primarie e che dovrà fare i conti con l'assessore uscente alla cultura Sergio Gaddi (sconfitto nella consultazione interna del partito) candidato con una sua lista. E poi c'è la corsa in separata della Lega, tormentata dalle inchieste in corso. Tutto questo potrebbero agevolare il centrosinistra. A partire dal '94 Como è sempre stata governata da giunte di centrodestra, composte prima da Fi, An e Udc, cui si è aggiunta poi (a partire dal 2002) la Lega.

I democratici corrono con il capogruppo uscente a Palazzo Cernezzi, Mario Lucini. Per lui la coalizione di centrosinistra viaggia compatta (in linea con la foto di Vasto), fuori ci sono Rifondazione comunista (sinistra per Como) e la lista Marzorati-Molteni, dentro, oltre a Idv e Sel anche due liste civiche. Molti big del partito sono già corsi per lui sul Lago di Como, da Enrico Letta (che ha aperto la campagna elettorale) a Massimo D'Alema. E presto arriverà Pier Luigi Bersani. Lucini ammette che «la partita è tutta da giocare», ma «la vittoria al primo turno sarà difficile, visto il numero delle liste in campo». Restano per ora tutti aperti gli scenari per possibili alleanze al secondo turno (ipotesi Udc compresa), ma l'idea è anche quella di rivolgersi all'elettorato popolare che ha avuto fiducia nella Lega, per trasformare la delusione nel Carroccio in una possibile alternativa politica. In cima ai progetti dei democratici un radicale cambio di stile nelle relazioni tra amministrazione e città, compresa la cura delle manutenzioni. Le paratoie – dice Lucini - sono un progetto da limitare all'esistente, bloccando la parte ancora da realizzare. Anche sul piano di governo del territorio i democratici promettono di voltare pagina, con interventi di riqualificazione delle aree in disuso e di housing sociale.

Laura Bordoli è la candidata indicata dalle primarie del Pdl, le prime del partito in Lombardia (ha ottenuto 1.933 voti, 450 in più di Gaddi). Revisore dei conti, non è iscritta al Pdl e ha accettato la sfida in nome della volontà comune, tra le forze che la sostengono, di uscire dalla situazione di immobilismo di questi anni e di garantire un segnale di cambiamento nell'amministrazione della macchina comunale, a partire dal controllo di gestione e dell'attività dei fornitori. Crede nella semplificazione e nella possibilità di favorire le imperse che lavorano nel sistema della legalità attraverso percorsi premianti. Quanto alla questione paratie conta, se verrà eletta, di ridurre il più possibile prima dell'estate l'impatto del cantiere sul panorama e di valutare il da farsi con tutti gli attori coinvolti. Quello di Sergio Gaddi («un amico», dice), resta un nodo dolente. Nonostante fosse stato proprio lui a volere fortemente le primarie, nonostante avesse preso come tutti i concorrenti l'impegno controfirmato a fare squadra con il vincitore, «non ha accettato la sconfitta». Per lei è in arrivato in città il segretario Pdl, Angelino Alfano. Bordoli sottolinea di non appartenere a nessuna corrente pidiellina (né con gli ex An né con Cl) e chiarisce che per quanto la riguarda apparentamenti al secondo turno sono possibili solo con chi è disposto a fare squadra rinunciando a personalismi.

Sergio Gaddi, che corre con la lista Forza cambia Como, è invece un forzista della prima ora (nel '94 fu tra i selezionatori del candidati azzurri al parlamento) e solo pochi giorni fa, racconta, ha rivisto Silvio Berlusconi. È assessore uscente alla cultura, ancora iscritto al partito. La spaccatura tra lui e il Pdl è arrivata dopo settimane di polemiche, con i vertici provinciali del partito che lo hanno accusato di aver messo sul piatto della bilancia anche nomine e congressi, «in perfetto stile prima repubblica». L'assessore rifiuta l'etichetta di traditore. Il problema, dice, è che il Pdl locale «non ha un progetto efficace per la città» e poi la questione non è solo comasca, «nel partito c'è un conflitto tra chi si riconosce nella cultura liberale e cattolica e l'area degli ex aennini». Ne sono dimostrazione, sostiene Gaddi, le liste spuntate per queste amministrative che fanno riferimento, anche nel nome, all'esperienza di Forza Italia. Se sarà sindaco conta di riportare Como nelle prime dieci città italiane per qualità della vita, vuole farne un polo d'eccellenza per cultura, creatività e conoscenza. Considera il lavoro la priorità fondamentale e porta ad esempio la sua esperienza di assessore: «Il progetto delle grandi mostre a Villa Olmo ha fatto arrivare 800 mila visitatori in 9 anni e un indotto certificato per 30 milioni di euro». Rispetto alle paratie considera prioritario il diritto al paesaggio e pensa che vadano riviste le soglie anti esondazione.

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