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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2012 alle ore 13:38.
Il toto candidato, in queste ore, è la scommessa più giocata sulla "ruota" di Palermo. La campagna elettorale chiude i battenti alla mezzanotte di oggi e la sfida è quella tra Leoluca Orlando (Idv-Federazione della Sinistra-Verdi), Massimo Costa (Udc-Pdl-Grande Sud) e Fabrizio Ferrandelli (Pd-Sel). A seguire, ma con un distacco consistente, Marianna Caronia (Pid) e Alessandro Aricò (Fli-Mpa-Api). Per gli altri non ci sarebbe neanche storia. Sono undici i candidati in lizza per la poltrona di primo cittadino, sostenuti da 26 liste per un totale di 1.300 aspiranti consiglieri su 50 eleggibili.
Fa da sfondo alla kermesse elettorale il dissesto finanziario del Comune, divorato dal crack delle partecipate. L'Amia, circa 2.500 dipendenti impegnati nella raccolta dei rifiuti, e la Gesip, altri 1.800 dipendenti (manutenzione del verde, pulizia degli edifici pubblici, servizi cimiteriali e per i disabili). Tra debiti finanziari e di funzionamento, l'esposizione del sistema delle partecipate è stimata, nel complesso, sui 500 milioni a fronte di un bilancio di previsione del Comune di 784 milioni per il 2012. Di questo colossale "buco" che il centro-destra berlusconiano lascia in eredità ai palermitani dovrà farsi carico la prossima maggioranza.
L'incertezza regna sovrana soprattutto tra Pdl e Pd, nessuno dei quali partecipa a queste amministrative con un proprio candidato. Costa, pur essendo stato lanciato da Pier Ferdinando Casini, non ha una casacca di partito; il Pdl di Angelino Alfano lo appoggia a denti stretti, per convenienza; così pure il Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Neanche Ferrandelli ha le stimmate della sinistra: è stato espulso dall'Idv dopo aver rotto i rapporti con Orlando ed è sponsorizzato da quel settore del Pd - Giuseppe Lumia, Antonello Cracolici e la corrente innovazione di Salvatore Cardinale - che sostiene la giunta regionale di Raffaele Lombardo. Anche se è il candidato ufficiale dei democratici, uscito vincitore dalle primarie, una parte del partito gli ha già voltato le spalle e collabora neanche tanto segretamente con lo staff elettorale di Orlando.
Nemmeno Orlando ha una carriera di sinistra. Anzi. L'ex sindaco di Palermo, viaggia in rotta di collisione con Pierluigi Bersani; accusa Ferrandelli di aver fatto alleanze sotto banco con Lombardo noncurante dell'imputazione coatta di concorso esterno in associazione mafiosa che pende sul presidente della Regione siciliana; e ha già ricevuto qualche strizzata d'occhio da diversi candidati del centro-destra. È circolato nei giorni scorsi un fac-simile di Pippo Enea, del Pid (il partito degli ex cuffariani, guidato da Saverio Romano), dove il vicesindaco della giunta uscente, piuttosto che appoggiare la Caronia, associa il proprio nome a quello di Orlando.
Ha pubblicamente dichiarato la propria simpatia per Orlando anche Francesco Musotto, capogruppo degli autonomisti all'Assemblea regionale, ma solo per finta: i suoi rapporti con Lombardo sono ormai inesistenti. Lo stesso Musotto il 2 maggio è stato immortalato dai fotografi, alla conferenza stampa di Costa, mentre abbraccia Casini. Lombardo ha fallito; il commissario dello Stato gli ha bocciato appena ieri il mutuo da 500 milioni che la Regione avrebbe voluto stipulare per pagare gli stipendi dei forestali e dei dipendenti delle partecipate di Palazzo dei Normanni; i suoi sono già pronti a saltare su un'altra barca. E Orlando, per la sua storia politica eccentrica, è il candidato più adatto a catalizzare il malcontento.
Costa propone la liberalizzazione dei servizi essenziali e strumentali del Comune e la ristrutturazione della macchina amministrativa. Orlando scommette sul risanamento del l'Amia e chiede al governo una legge stralcio per la Gesip. E intanto nei rioni popolari si chiacchiera di compravendita dei voti: 50 euro a scheda.
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