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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 13:39.
GENOVA - L'esponente di una delle più antiche famiglie genovesi, che punta sul sociale e sulla tutela delle fasce più deboli, anche a costo di aumentare le tasse; un professore universitario, specializzato in economia portuale e trasporti, che guarda a soluzioni economiche d'avanguardia; un consulente del lavoro con varie esperienze da tecnico nella pubblica amministrazione, compresa quella di segretario generale dell'Anci Liguria, e un forte radicamento nella cultura cattolica, che chiede l'abolizione dell'Imu. Sono i profili dei tre principali candidati alla poltrona di sindaco a Genova: rispettivamente, Marco Doria, appoggiato da Pd, Idv, Sel e Federazione della sinistra; Enrico Musso, sostenuto dal Terzo Polo (Udc, Fli e Api); Pierluigi Vinai che ha il sostegno del Pdl più due liste civiche. Seguono, ma a una certa distanza, almeno secondo i sondaggi, Paolo Putti, del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo ed Edoardo Rixi della Lega Nord. Nonché otto candidati "minori" alcuni rappresentati da liste civiche e altri per formazioni quali La Destra, Comunisti sinistra popolare, Partito comunista dei lavoratori.
Un sondaggio commissionato a Ispos dal Secolo XIX, che risale alla metà di aprile, segna Doria in testa, con circa il 50% delle preferenze, Musso al 18% e Vinai al 12 per cento. Con gli ultimi due che, però, nei giorni successivi, si sono scontrati, con altri sondaggi alla mano, sulle percentuali di preferenze.
Al centro dei programmi dei candidati, comunque, c'è la situazione, non certo brillante dell'economia ligure, che tutti considerano da risanare ma con ricette diverse. Doria nel suo programma punta innanzitutto sul sociale. Affermando di voler «evitare la contrapposizione fra crescita economica e politiche ambientali: la città può essere al tempo stesso competitiva e vivibile, sapendo che non è pensabile un modello di sviluppo, nei prossimi anni, basato soltanto sulle grandi opere». Un punto, questo, che lo divide dagli altri candidati. Doria, infatti, pur accettando, senza eccessivi entusiasmi, il terzo valico, appare scettico sulla realizzazione della nuova bretella autostradale di Genova. Pensa, inoltre a "zone franche urbane", in cui siano previsti sgravi fiscali per microimprese e forme di «microcredito, attraverso il coinvolgimento attivo degli istituti bancari del territorio». D'altro canto Doria ha più volte dichiarato di essere favorevole al ritocco dell'Imu se la contropartita è garantire servizi essenziali ai cittadini.
Per Musso «il lavoro e l'economia sono priorità assolute». Punta, quindi sulle «grandi infrastrutture per il porto e la logistica, e i servizi di trasporto e comunicazione – collegamenti aerei e ferroviari, telematica – per connettere Genova all'economia italiana, europea e mondiale». Si concentra inoltre sulla «difesa dell'industria esistente: cantieri, hi-tech, energia». Con qualche proposta originale, come l'ipotesi di creare autobus di lusso, sulla falsariga del treno Italo, con meno fermate su determinati percorsi, per contribuire al risanamento dei conti disastrati dell'Amt, l'azienda di trasporto locale. Per l'Imu Musso punta sul blocco al minimo base stabilito dalla legge. Vinai (che è anche vicepresidente - autosospeso - di Fondazione Carige), pone al centro del suo programma politico la necessità di tutelare la famiglia e, riguardo all'Imu, promette di battersi «con tutti gli strumenti possibili, affinché la legge nazionale che ripristina la tassa sulla prima casa sia abolita. In questo momento Genova soffre per la crisi economica ed è impensabile aumentare ancora il prelievo fiscale».
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