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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 13:17.

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I candidati di Sesto San GiovanniI candidati di Sesto San Giovanni

MILANO - Amministrative alla prova delle inchieste. Due i casi simbolo: Monza per la Lega e Sesto San Giovanni (Milano) per il centrosinistra. In entrambe le città, più o meno direttamente, i partiti di maggioranza dovranno confrontarsi con un potente fattore, il più temuto dai politici in corsa per la poltrona di sindaco: il peso sull'elettorato dei tanti dossier aperti dalla magistratura. In generale nel Nord Italia – e in particolare in Lombardia, dove i Comuni chiamati a rinnovare la giunta sono 126 – le amministrative del 6 e 7 maggio rappresentano per la Lega un momento politico delicato, dato che si presenterà da sola. Già questo basterebbe a rendere le elezioni un banco di prova importante. Ma in più il Carroccio dovrà affrontare l'impatto mediatico delle recentissime inchieste sull'uso illecito dei rimborsi elettorali, le dimissioni dell'ex senatùr Umberto Bossi, l'espulsione di alcuni politici dal partito, la divisione in correnti.

A Monza, terza città lombarda, la questione potrebbe preoccupare Marco Mariani, sindaco leghista in cerca di una riconferma. Il primo cittadino uscente (e già sindaco dal '95 al '97) si è ricandidato anche quest'anno, con un cambiamento di non poco conto: nel 2007 era sostenuto da Lega, Pdl e Udc; quest'anno solo dalla Lega e da una lista civica (Monza C'è).

E infatti fonti vicine al Carroccio già danno per scontato il ballottaggio: nel 2007 il centrodestra aveva vinto con il 53,8%, ma stavolta Mariani probabilmente dovrà andare al secondo turno con lo sfidante di centrosinistra, il democratico Roberto Scannagatti (il Pdl sostiene Andrea Mandelli). Per i leghisti non tutto sembra perduto, tuttavia: «A Monza nel 2007 pesavamo il 9,7% dell'elettorato, alle regionali di due anni fa siamo arrivati al 20%, e ora contiamo di fare meglio», dice Mariani. Ma il Carroccio a Monza sa bene che il peso mediatico delle inchieste rende la campagna elettorale più difficile. A confrontarsi con l'impatto delle indagini giudiziarie è anche la "Stalingrado" italiana, Sesto San Giovanni, città un tempo conosciuta per le acciaierie Falck ma che nell'ultimo anno ha dato il nome ad un dossier della magistratura, il "sistema Sesto", appunto. Qui la patata bollente tocca alla democratica Monica Chittò, che si candida dopo il mandato di Giovanni Oldrini, considerato l'"erede" politico del predecessore Filippo Penati, a sua volta indagato dalla procura di Monza per finanziamento illecito ai partiti e corruzione.

A Sesto, solitamente, il centrosinistra vince ad occhi chiusi, ma quest'anno la campagna elettorale ha dovuto confrontarsi con il fattore giustizia. A creare apprensione al Pd non sono tanto gli avversari storici, che peraltro corrono separati come in tutte le altre città (il Pdl sostiene Franca Landucci, la Lega Celestino Pedrazzini). L'incognita a Sesto sono le liste civiche, che in un clima teso rischiano di rubare e disperdere i voti del centrosinistra. Due di queste appoggiano l'ex verde Orazio La Corte (Ecologisti e Sesto etica vivibile e solidale); un'altra (Giovani Sestesi) candida Alessandra Aiosa e un'altra ancora (XSesto 2012) sostiene Gianluigi Nuccini. Poi ce n'è una che sostiene Gianpaolo Caponi insieme al Terzo polo (Sesto nel cuore). Infine, il movimento 5 Stelle sostiene Serena Franciosi. Insomma, campagna elettorale faticosa per la candidata democratica.

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