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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2012 alle ore 19:17.

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Leoluca ha vinto. Ancora una volta. lo dice lui: «Al di là di come andrà a finire sia formalmente che sostanzialmente ho vinto io». Con lo spirito di vent'anni fa e ha ancora una volta dimostrato di essere un'animale politico che non ha concorrenti. Ci sono certo risultati parziali ma quei risultati parziali dimostrano che Leouca Orlando sindaco candidato da se stesso alla guida di una Palermo in piena crisi sociale, politica e ed economia è stato ritenuto fin qui l'uomo giusto dai palermitani per guidare la città. Lo dice lui stesso e lo dice con in tasca segnali che arrivano dalle sezioni elettorali cittadine: in alcune aree del capoluogo siciliano Orlando, u sinnicu (il sindaco), come lo chiamano i palermitani dei quartieri popolari, avrebbe superato il 56%. Orlando certifica il crollo del centrodestra, del Pdl e quando gli si chiede dei leader del partito di Silvio Berlusconi che in città hanno avuto parecchio seguito dice: «Ci sono dieci scomparsi che si aggirano per la città». Chi sono? Il segretario del Pdl Angelino Alfano e il presidente del Senato Renato Schifani sono due di questi. Lui non lo dice, ma certo non nasconde che il riferimento è quello: «Lo dicono i loro sostenitori che hanno votato per me - e aggiunge -: vi sembra normale che uno come Alfano che dice di essere leader nazionale non abbia messo la faccia?». Intanto va detto che ci sono stati 350mila votanti a differenza dei 407mila del 2007.

Orlando comprende di essersi giocato una carta politica di rilievo nazionale e prova a raccogliere il risultato a prescindere dai dati reali: di sicuro supera il 40% e se non arriva a superare il 50% capisce comunque di aver già vinto. Questo risultato dimostra che «Palermo non è morta ma è morta la politica. Io dico che aspettiamo i risultati definitivi ma io posso già dire che non farò accordi con chi è stato alleato di Diego Cammarata ed è alleato di Raffaele Lombardo». E rivendica un valore nazionale, di segnale al governo Monti e di segnale a quello regionale rivendicando di rappresentare un fronte di disagio e di rottura. per quanto riguarda i conti del comune annuncia che nominerà un assessore di grande profilo e competenza ma rimanda a domani il tutto. Di fatto in queste condizioni potrebbe farcela Orlando al primo turno e avere la maggioranza e a quel punto che fa? «Ho avuto tanto consenso dai cittadini che nessun consigliere oserà mettersi di mezzo. La palude rischiava di inghiottirci tutti. Ora o tra 15 giorni ormai i palermitani hanno deciso. A Palermo vincono i palermitani. La metà dei palermitani ha segnato il mio nome. Non ho avuto un solo voto di trascinamento di alcun partito». E per ciò che riguarda il riferimento alla politica nazionale dice:"nella foto di Vasto non c'era un presidente inquisito per mafia».

In verità una vittoria di Orlando al primo turno pone grossi problemi al più grande dei partiti del centrosinistra il Pd. E paradossalmente li pone anche se Orlando va al ballottaggio. Nel primo caso, alla conta dei voti e all'analisi, bisognerà capire quanto ha pesato il voto disgiunto e che tipo di resa dei conti vi è stata all'interno del partito tra chi sostiene Lombardo e chi invece è contro. Nel secondo caso, se Ferrandelli andasse (come in verità sembra) al secondo turno si porrebbe un inedito duello a sinistra con il Pd sulle barricate. Che non sia un confronto sereno è persino banale dirlo. Ferrandelli, per esempio, dice: «Il candidato che ha goduto dei voti di Cammarata è Leoluca Orlando. E questo ci fa assolutamente credere che al ballottaggio gli uomini di Cammarata non voteranno Orlando. Palermo da domani avrà una consapevolezza in più». Il giovane candidato di Pd, Sinistra e libertà e movimenti civici, nel suo quartier generale guarda più al suo avversario più prossimo che a Orlando perché è alle primarie che ormai puntano. L'avversario più prossimo è Massimo Costa, il candidato di Udc e Pdl. mentre Alessandro Aricò, candidato del terzo polo ha avuto meno voti delle liste. Fin qui. E si resta in attesa di capire come andrà a finire.

Per tutti gli altri candidati solo una flebile testimonianza elettorale.

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