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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 08:03.

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Contavano, almeno in Emilia, su un'affermazione a due cifre. E ora, i grillini, sono soddisfatti: oltre a Parma, ci sono i buoni risultati di Budrio e Comacchio, e di Genova (con il ballottaggio sfiorato). C'è il primo sindaco eletto del movimento, Roberto Castiglion, nel vicentino a Sarego (6.700 abitanti) dove Villa Favorita è stata l'ultima sede del parlamento del Nord. Per Castiglion, classe 1980, ingegnere informatico per Enel, un lavoro a Mestre, l'elezione è una sorta di «piacevole patata bollente», raccontano i compagni di avventura. Finora il Movimento 5 Stelle non era nemmeno in consiglio comunale e sperava di entrarci con un consigliere. La realtà è andata oltre ogni previsione e adesso l'attenzione è tutta puntata a «non fare errori da neofita», soprattutto sulle questioni economico-finanziarie. A cominciare dall'Imu, per la quale, già promettono attenzione a «non influire in modo troppo pesante sulle tasche dei cittadini».

Chi tra i grillini da settimane sta studiando l'imposta municipale unica è Marco Piazza, presidente della commissione bilancio al comune di Bologna, che si dice preoccupato per gli effetti dell'Imu «soprattutto su alcune categorie sociali, dato anche il meccanismo di pagamento attraverso F24 che è una complicazione e rende quasi impossibile corrispondere la tassa da soli». Diverso, dice Piazza, sarebbe stato «se Monti avesse applicato il 4 per mille sulla prima casa e il 10,6 su tutto il resto. Avrebbe reso tutto più semplice».

I grillini si sentono pronti, per le prossime politiche, all'ingresso in Parlamento dove il confronto diretto su temi come spesa e debito sarà ineluttabile. Il sasso nello stagno lo ha lanciato Beppe Grillo qualche settimana fa mettendo in discussione l'euro. Ma alla domanda se nelle Aule parlamentari si daranno da fare perché l'Italia esca dalla moneta unica europea, Piazza risponde: «Faremo una battaglia perché questa economia non distrugga i cittadini». Ciò che serve, sostiene Piazza, «è un passo avanti o uno indietro dell'Europa». Dove il passo avanti sarebbe «una vera unione federale di stati (sul modello statunitense) con autonomie limitate, un'unica moneta e un organismo di governo centrale più forte». Quello che i grillini non vogliono è «un'economia al servizio del debito» e su questo sembrano disposti a tutto, compreso il ritorno alla lira, in una sorta di muoia Sansone (le banche) con tutti i filistei.

Quanto al rilancio dell'economia interna considerano uno dei punti forti del loro programma il recupero della dimensione locale, a chilometro zero, anche attraverso l'utilizzo di "scec" per garantire sconti sui prodotti del territorio. E guardano al protezionismo per arginare quella che valutano come «una globalizzazione tra paesi non compatibili», che «ha provocato un cortocircuito tra mercati molto diversi». Pensano infatti a possibili dazi «verso quelle zone dove i diritti non sono garantiti», nelle quali invece vorrebbero esportare regole chiare.

Le politiche del lavoro sono un altro dei temi su cui puntano, a partire dal sussidio di disoccupazione garantito. Politiche che contano di finanziare con le "tasse di scopo", perché «se un progetto è condiviso dai cittadini», dice Marco Piazza, «potranno essere loro stessi a poter decidere di sostenerlo economicamente».

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