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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 09:26.

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Nulla è riuscito a fermare l'avanzata vittoriosa di Flavio Tosi. Un caterpillar che ha travolto prima di tutto il Pdl, retrocesso a quarto partito in ballottaggio con i grillini, mentre la coalizione di sinistra (Pd, Idv, Sel e liste ambientaliste) si aggiudica il ruolo di seconda formazione politica veronese. Il sindaco leghista Flavio Tosi si mostra ai giornalisti solo a pomeriggio inoltrato. Nessun tono trionfalistico, solo un ragionamento sotto voce: «Adesso ho un debito con la città».

E poi un ringraziamento implicito alle sei liste civiche, oltre la Lega Nord, che l'hanno sostenuto: «Se non avessi avuto al mio fianco queste formazioni sarebbe stata una battaglia molto difficile». Tosi l'aveva detto in tempi non sospetti: prima Verona, poi la Lega. Risolta la pratica delle elezioni amministrative, il sindaco rieletto conferma che «ora ci sarà il tempo di impegnarsi per il movimento». Una conferma implicita che si candiderà all'inizio di giugno per aggiudicarsi la leadership della Lega Nord in Veneto.

Tutte le previsioni della vigilia sono state rispettate, e se uno scostamento c'è stato è virato a favore: neppure il calo dei votanti, scesi dal 76,6% del 2007 al 69% di quest'anno. A colpire, anche se in parte già predetto, è stato il crollo del Pdl. Tosi ha lavorato ai fianchi il suo ex alleato, spingendo all'abiura i tre quarti degli eletti in consiglio comunale del partito guidato da Angelino Alfano. A passare con Tosi pure personaggi autorevoli come Pieralfonso Fratta Pasini, presidente del consiglio comunale e cugino del banchiere Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare, una delle tre istituzioni finanziarie veronesi (le altre sono la Cattolica di assicurazioni e la Fondazione Cariverona) che ha costituito una lista di sostegno al sindaco.

La stessa scelta di Vito Giacino, vicesindaco e assessore all'Urbanistica pure lui eletto con il Pdl e poi passato armi e bagagli con il primo cittadino leghista insieme con altri tre assessori del Pdl. Una disfatta alla quale i leader del Popolo della libertà non hanno saputo porre un argine. I transfughi sono stati temporaneamente sospesi dal partito e nel suo tour elettorale a Verona il segretario Angelino Alfano ripeteva che le porte del Pdl per la Lega erano sempre aperte, «ma ora stiamo vivendo una competizione che contiamo di vincere».

Il grillino Gianni Benciolini («tecnico informatico all'università di Verona a mille euro al mese») rivaleggia in consensi elettorali Luigi Castelletti, vicepresidente di Unicredit, il candidato che cinque anni fa una parte del Pdl voleva al posto di Tosi sindaco. Che difende i 14 ex pidiellini che l'hanno sostenuto in campagna elettorale: «Nel centro-destra in questi mesi è successo di tutto e di più. Fatale che molti esponenti veronesi del partito di Berlusconi scegliessero il bene della città».

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