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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 18:54.
In questi giorni si parla solo di lui. E del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo, oltre a una vittoria elettorale, è riuscito a guadagnare l’attenzione di tutti i mezzi di comunicazione. Quelli più moderni, che sfrutta con decisione. Ma anche quelli tradizionali, che invece disprezza. Il comico genovese è stato chiaro: i “suoi” candidati non devono partecipare ai talk-show televisivi, se vogliono restare credibili. Un tassello di una strategia comunicativa finora vincente. Quanto ha pesato questa strategia nel voto? E quanto successo potrà avere col passare dei mesi? Lo abbiamo chiesto a Marco Marsili, che insegna alla Middlesex University di Londra e fino a pochi giorni fa era docente di Comunicazione politica all’Università degli Studi dell’Insubria.
Cosa pensa delle scelte comunicative di Grillo e del suo Movimento?
Nel breve periodo pagano, come dimostrano i risultati elettorali. Alla lunga le cose cambieranno. Basta guardare i bersagli: prima Berlusconi, ora la casta. Grillo cavalca la pancia degli italiani perché è vuota. Se fosse piena non avrebbe successo. Guadagna spazio perché i partiti hanno rinunciato a fare scelte politiche definite e si sono affidati a un governo tecnico. Quando torneranno a prendere in mano la situazione con proposte serie, il “grillismo” sarà svuotato.
Come si spiega il divieto di andare in tv?
Grillo non accetta il confronto, il dialogo. Ha paura di confrontarsi con chi lo sovrasterebbe facilmente sul piano politico. Mandare in tv il Movimento significherebbe farlo massacrare.
Pensa che alle elezioni del 2013 il boom dei “grillini” si ripeterà?
Il voto amministrativo è diverso. Le persone ritengono di poterlo sprecare tranquillamente, lo usano per dare un segnale alla politica che conta. Alle politiche la situazione cambia. Gli elettori hanno la consapevolezza che il loro voto incide, e cercano proposte che incontrano i loro bisogni. Grillo non è ancora capace di parlare alla massa dei cittadini, a cui interessano più i propri problemi che i costi della politica.
Neanche l’abilità nell’uso di internet può permettere al Movimento 5 Stelle di prevalere?
Ormai quasi tutti i partiti sono sufficientemente attrezzati, e poi un conto è partecipare a una discussione scritta sul web, un altro vedere un candidato in tv. In Italia internet non può ancora battere la televisione. Siamo un Paese vecchio, poco alfabetizzato. E se anche nella campagna elettorale del 2013 i grillini si rifiuteranno di andare in tv, sarà a tutto vantaggio dei partiti.
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