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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2012 alle ore 17:05.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2012 alle ore 11:05.

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Il gol di Cassano (Afp)Il gol di Cassano (Afp)

di Lara Vecchio
La tensione è altissima, anche se ben celata dal sorriso e dal tono rassicurante di Cesare Prandelli. Non potrebbe essere altrimenti vista l'amara consapevolezza di fluttuare in balia degli eventi. Nell'immediata vigilia di Italia-Irlanda la stucchevolezza dei buoni sentimenti è quasi anacronistica. «Ciascuno farà la propria parte con il massimo della trasparenza e nel rispetto dei valori più profondi imposti dall'etica».

È questo il coro unanime che si alza dai quattro angoli del gruppo C. Lo assicurano quasi scandalizzati, per non dire schifati, sia gli spagnoli che i croati, che respingono illazioni sul possibile accordo per un 2-2 che qualificherebbe entrambe tagliando fuori l'Italia. Lo assicura Trapattoni, lo assicurano gli azzurri. Ora, i piani del ragionamento sono due. C'è il gioco e c'è lo sport. Per assurdo il gioco è per definizione basato sulla strategia. E in un ventaglio di tre partite la strategia concede, a chi per capacità, bravura o fortuna ha raggranellato un vantaggio, di spenderselo come crede. La perversione, semmai, sta nel regolamento che lo permette.

Perché di fatto in nessun modo si può sindacare su un qualsiasi risultato a meno di clamorose ostentazioni di cattiva fede. Ma qui stiamo parlando di sport e, sempre per definizione, lo sport impone di dimenticare le convenienze e di spingere sempre al massimo senza cedere alla tentazione del calcolo di comodo. Dare per scontato un comportamento irreprensibile di Spagna e Croazia sarebbe un'ingenuità imperdonabile, non farlo sarebbe un eccesso di cinismo. Parlarne dal di fuori è inevitabile, da dentro sarebbe inelegante. L'unica soluzione per tutti è armarsi di santa pazienza. Chi vivrà vedrà. Intanto, come si suol dire, facciamo il nostro. È l'unico approccio possibile alla partita con l'Irlanda. L'Irlanda delusa di Trapattoni, che certo sapeva di non poter puntare in alto ma ha sempre fatto dell'orgoglio una bandiera. Un popolo che di vessazioni ne ha vissute fin troppe e che almeno nel calcio, di orgoglio ne ha riversato a fiumi qualificandosi a sorpresa con giocatori mediocri che alla prova dei fatti si sono dovuti arrendere al livello superiore di Spagna e Croazia ma non hanno intenzione di farsi calpestare senza provare a reagire o a resistere.

Preparare questa partita dev'essere stata l'esperienza più difficile della carriera di Cesare Prandelli, che non prova neanche a far la più classica pretattica nella speranza che i giornalisti diffondano informazioni fuorvianti. No, no. Lo dice chiaro e tondo. Non chiedetemi nulla, perché nulla ho intenzione di svelare fino all'ultimo momento. Eppure la sensazione forte è quella di una rivoluzione in arrivo. Uomini e modulo. Tutto ruota intorno al rientro di Barzagli. Il suo infortunio ha costretto il ct a inventarsi una difesa a tre con De Rossi arretrato centralmente che aveva scatenato un'ondata di diffidenza tipica del "siamo tutti allenatori", e invece il centrocampista della Roma ha ricoperto il suo ruolo più che dignitosamente. Adesso però si torna all'antico, o meglio all'idea originaria con una difesa a quattro affidata alla maestria della coppia Chiellini-Barzagli che ha garantito l'imbattibilità stagionale della Juventus.

Il recupero del romanista a centrocampo dovrebbe essere il vero valore aggiunto ma Prandelli sembra voler insistere anche su Thiago Motta, che pure non ci ha fatto ululare di gioia, almeno fino a questo momento. Ma il ct ci punta forte e gli avrebbe riservato un posto dietro le punte. E siamo alle dolenti note, al tormentone Balotelli. Il borsino (del ghiaccio) dell'attaccante è altalenante. La botta al ginocchio che lo tormenta per qualcuno è una sorta di alibi preventivo per mascherare un'esclusione pianificata. Un capriccio da star che non ha intenzione di sentirsi messo da parte per rendimento inadeguato alle aspettative. Per altri è un disagio reale ma recuperabile visto che i comunicati ufficiali parlano di leggero risentimento.

Il compromesso più logico sarebbe la panchina. Sempre in tempo, in caso di necessità, a gettarsi nella mischia pescando magari il jolly dell'eroe. Se i calcoli sono giusti in panchina ci starà in buona compagnia, perché neppure a Bonucci, Maggio e Giaccherini sarà concessa un'altra chance, o almeno non in prima battuta. Ai lati dei due centrali ci saranno Abate a destra e Balzaretti a sinistra, perfetti per il modulo a quattro per la loro propensione alla spinta. In mezzo tanta qualità e corsa con Pirlo, De Rossi e Marchisio, mentre al compassato Thiago Motta (con Diamanti pronto alla staffetta) spetterà il compito di rifinitore per Di Natale e Cassano con il milanista caldamente invitato ad allargarsi e ad arretrare di qualche metro mettendosi a servizio del bomber dell'Udinese che rende al meglio solo come unica punta di riferimento. Perché qui non basta vincere, bisogna gonfiare la rete irlandese fino a farla scoppiare e soprattutto, per una sera, bisogna credere a Babbo Natale. Non ci sono alternative.

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