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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2012 alle ore 08:14.
Tra poche ore il mondo conoscerà il nome del nuovo presidente degli Stati Uniti. Il repubblicano Mitt Romney o ancora il democratico Barack Obama? Come reagiranno i mercati nell'uno e nell'altro caso? Solitamente i mercati preferiscono un presidente repubblicano perché tendenzialmente più incline a privilegiare le fasce sociali più agiate e più vicine alle lobby finanziarie. Ma in questa tornata non è così chiaro se Romney possa dare nuova benzina alle Borse.
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Suona come contradditoria, infatti, la presa di posizione contro la politica ultra-espansiva del governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, che per contrastare la crisi ha sparato più di un bazooka per immettere liquidità sui mercati. Dopo aver praticamente azzerato i tassi ha lanciato tre quantitative easing nel 2009, 2010 e 2012, manovre con cui la Federal Reserve stampa moneta e la immette nel sistema acquistando titoli di Stato o, ad esempio, obbligazioni legate ai mutui, per drogare i mercati di liquidità).
Secondo le ultime voci, Romney potrebbe spingere verso la Federal Reserve dal 2014 (quando scade il secondo mandato di Bernanke) Glenn Hubbard, suo attuale consigliere economico, scettico sul quantitative easing e sulle strategie espansive finora seguite dal successore di Alan Greenspan. Come la prenderebbero i mercati?
Ma sui mercati pesano molte incognite anche se resterà alla guida degli States, Barack Obama. Il primo presidente afro-americano può presentarsi alle urne, forte del 70% di rialzo di Wall Street nei quattro anni del suo mandato, spinto anche dalle forti manovre di espansione monetaria attuate dalla Federal Reserve. Non solo. Negli anni della presidenza di Obama è interessante confrotnare anche altri dati per capire come è cambiata l'America. Se in meglio o in peggio. Eccone alcuni (che trovate anche nel grafico correlato):
Autonomia energetica: il saldo dal 2009 al 2012 è migliorato del 10%.
Vendita Case:+ 11 per cento
Missioni all'estero dei militari Usa: - 66% contando il disimpegno dall'Iraq e l'impegno in Afghanistan.
Mutui: - 30 per cento
Deficit pubblico: +151 per cento
Bilancia Commerciale: +11 per cento
Pil: +12 per cento
Fiducia consumatori: -30 per cento
Salari: +7 per cento
Tornando ai mercati, adesso c'è la sensazione che possano risultare assueffatti alle misure espansive della banca centrale di Bernanke. Un'avvisaviglia la si è vista già con il terzo round di quantitative easing annunciato a settembre, che prevede l'acquisto, per ogni mese fino a tempo indefinito, di 40 miliardi di dollari in mutui-bond (con l'obiettivo di rilanciare il mercato immobiliare). Da quando è stata annunciata la misura Wall Street ha perso il 5%.
Decisivo sarà inoltre anche il modo in cui il presidente vincitore affronterà lo scoglio del Fiscal cliff. Di cosa si tratta? A inizio 2013 scadranno e con l'attuale Parlamento ancora in carica, tutti gli sgravi fiscali, sia quelli promulgati da Bush che quelli messi in campo da Obama. Se l'amministrazione Usa non attuerà un piano B famiglie e imprese pagheranno più tasse con il rischio di far scendere il Pil del 3-4% e di innescare una spirale recessiva.
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