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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2012 alle ore 07:37.

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NEW YORK - Barack Obama ha vinto. Il presidente americano, dopo una lotta tenace e difficile contro Mitt Romney, è riuscito a fare storia conquistando un secondo mandato per guidare per altri quattro anni gli Stati Uniti d'America. Obama ha vinto in una situazione economica ancora di crisi, dopo momenti difficili, in cui sembrava aver perso la grinta di un tempo e quando la sua vittoria sembrava in dubbio.

Ma alla fine, dopo una lunga notte elettorale ha conquistato una forte maggioranza, stati chiave come la Virginia, l'Ohio, il Colorado sono caduti. E forse perchè nulla meglio della vittoria può restituire grinta, fiducia e ottimismo, ieri sera il presidente, celebrando la vittoria, ha pronunciato uno dei discorsi migliori della sua carriera politica, ha ritrovato la grinta di un tempo, ha galvanizzato la base e ha promesso di guidare l'America verso le nuove frontiere che l'attendono. «Questa notte 200 anni dopo che una ex colonia si è conquistata il diritto di determinare il suo destino, il compito di perfezionare la nostra unione va avanti... Il meglio - ha detto alla folla che lo attendenva entusiasta al McCromick Center di Chicago - deve ancora venire».

A questo punto da oggi si torna alle sfide concrete, la più importate quella per attaccare il debito, il disavanzo e riformare il sistema fiscale. Occorre evitare il "fiscal cliff" la "rupe fiscale" i meccanismi automatici che costerebbero carissimi per l'economia americana. Archiviata la retorica elettorale, si deve passare all'azione e il negoziato a distanza è già cominciato: «Mi congratulo con il presidente – ha detto John Bohener, il presidente della Camera – ma su tasse non potremo mai cedere». Non un' apertura felice nella sera in cui si chiude la battaglia. Ma i repubblicani hanno altri problemi con cui confrontarsi. Non sono riusciti a conquistare nè la Casa Bianca nè la maggioranza al Senato. La loro crisi è evidente, soprattutto guardando alle composizioni demografiche che in futuro favoriscono i democratici. Inoltre gli schieramenti parlamentari sono identici a quelli attuali, anzi al Senato i democratici hanno aumentato la loro maggioranza. Sempre nel suo discorso Barack Obama ha lasciato intedere di aver «imparato molto in queste elezioni». Un riferimento forse alle sue debolezze, alle accuse di arroganza e di freddezza di cui è stato oggetto? Possibile, nel tono della voce a quel passaggio Obama sembrava rivelare un recupero di quell'umiltà che molti dicono gli manchi del tutto. Come primo gesto di apertura bipartisan, Obama ha chiesto a Romney di incontrarlo per cercare di risolvere insieme alcuni dei problemi aperti.

Per il resto la festa. L'abbraccio con i sostenitori a Chicago in compagnia della moglie, Michelle e delle figlie. Ci sarà tempo per valutare la storia di queste elezioni per elencare tutte le sfide aperte. Per ricostruire i momenti chiave in cui la corsa a vantaggio di Romney è passata in vantaggio di Obama a cavallo dell'urgano Sandy e del terzo dibattito.

Prevale sul piano simbolico di una crisi da risolvere il dato sulla disoccupazione. È quel 7,9% di disoccupati a darci la misura delle sfide che si aprono a questo punto non solo per il presidente, ma per Washington e per l'America intera. La palla ora passa alla "politica". Obama ha dimostrato di essere un grande leader. Ora la sua sfida diventerà quella di diventare un grande statista, di essere in grado nell'era della polarizzazione di unire. Non è chiaro che sia in grado di farlo, ma l'avvio è senz'altro promettente.

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