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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2012 alle ore 21:19.

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Pier Luigi Bersani in Liguria, a Stella San Giovanni per rendere omaggio a Sandro Pertini, Matteo Renzi in Toscana, a Siena, per ricordare ai dirigenti del suo partito «i rapporti con le banche, la finanza, il Monte dei Paschi e non solo..» I due big delle primarie chiudono le loro campagne in linea con lo stile che hanno seguito per tutte queste settimane. E anche nelle ultime ore prima del voto il sindaco di Firenze non rinuncia alla vena polemica e all'aggressività, mentre il segretario Pd continua a giocare il ruolo di chi vuole unire più che dividere. Oggetto del contendere anche un'intervista al Tg1 che alla fine invita tutti e cinque i candidati.

Renzi vorrebbe che Bersani chiedesse scusa a Davide Serra, il finanziere suo sostenitore che si è sentito offeso dalle parole del segretario su «certa finanza non trasprente», Bersani aveva parlato di «banditi tra virgolette».
Il leader Pd non si scompone, con il sindaco di Firenze, dice «qualche sbavatura c'é stata perché la competizione è vivace e queste sono primarie vere e non finte». Ma «abbiamo dato l'idea di essere una grande squadra plurale», «in grado di fare qualcosa per questo Paese».

Il rottamatore (da Radio 24) parla anche di future candidature per le politiche. «La deroga alla Bindi? Se io vinco utilizzo quella frase che c'é scritta in fondo alle mail: non stampare se non é necessario». «Salva un albero in Guatemala, tanto la deroga non te la diamo», dice alla presidente Pd che considera il tema della rottamazione «ormai un disco rotto». Infatti, sottolinea Bindi, «sembra che i consensi per Renzi non siano in crescita».

Bersani bacchetta Renzi che sulla produttività sostiene che non ci possano essere sindacati che dicono solo no. «Se si vuole allargare il decentramento contrattuale, come è giusto che sia, bisogna allestire un meccanismo di partecipazione dei lavoratori che sia riconosciuto dai lavoratori stessi». E al mondo agricolo promette la correzione di misure fiscali. Il segretario è soddisfatto della sua campagna, ma non si sente già la vittoria in tasca e scommetterebbe sul secondo turno per le primarie. Il sindaco di Firenze è convinto di arrivare oltre il 30% dei voti al primo turno, ma se votassero in 3 milioni si aspetta la vittoria.

Nelle ultime ore di campagna nessuno rinuncia alla presenza su radio e tv. E scoppia la polemica per un'intervista di Bersani al Tg1. Che poi annuncia interventi di tutti e cinque i candidati alle primarie. Un confronto c'è già stato in mattinata, a Radio Anch'io. Mentre sui social network e sui siti di informazione Matteo Renzi è il più influente, Pier Luigi Bersani il più apprezzato, Nichi Vendola il più seguito, secondo una ricerca effettuata da Blogmeter e Politecnico di Milano.

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