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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 11:16.

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Catiuscia Marini (ImagoEconomica)Catiuscia Marini (ImagoEconomica)

La suggestione si riaffaccia ogni sette anni: eleggere un Capo dello Stato donna. Parte il dibattito, si fanno i nomi ma poi al momento di votare il responso è sempre lo stesso: gli undici presidenti della nostra Repubblica sono stati tutti uomini. Nel '99 Emma Bonino sembrava avere delle chance ma la grande campagna di opinione lanciata dai radicali non scalfì le decisioni del Parlamento. Alla scadenza del settennato di Giorgio Napolitano il tema torna d'attualità. «Tenere conto della parità di genere» avverte Pier Luigi Bersani. In attesa di vedere se questo accadrà resta imbattuto il primato di Nilde Iotti per numero di preferenze ottenuto da una donna: nel '92 incassò 256 voti.

La scelta «maschilista» delle Regioni
Tra una settimana i «grandi elettori» si ritroveranno in seduta comune per scegliere il successore di Giorgio Napolitano, criticato proprio per non avere indicato nessuna donna tra i dieci saggi incaricati per trovare proposte condivise tra i partiti. Eppure altri non sembrano fare meglio inmateria di pari opportunità. Basta guardare alle Regioni. Oltre ai deputati (630) e ai senatori (315 più i quattro a vita), la Costituzione prevede che il corpo elettorale sia integrato dai delegati delle Autonomie (tre ciascuno, a eccezione della Valle d'Aosta, che ne indica uno solo). Se si dovessero fare delle previsioni in base alle scelte dei consigli regionali si potrebbe dire fin da ora che un presidente "rosa" appare una chimera.

Gli uomini battono le donne 714 a 293
Le designazioni sono ancora in corso e «saranno complete entro giovedì per essere inviate al Quirinale e alla Camera», assicura Eros Brega, presidente del Consiglio regionale dell'Umbria e coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni. Tuttavia c'è già chi parla di «maschilismo regionale». Tra i "grandi elettori" indicati finora dalle regioni, solo cinque donne: il governatore dell'Umbria Catiuscia Marini, la presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Claudia Lombardo, quella del Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna Palma Costi e quella del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige Rosa Zelger Thaler e, per il Molise, l'assessore Angiolina Fusco Perrella. La situazione non promette di migliorare. Per consuetudine, infatti, a rappresentare le regioni vengono inviati il presidente della Regione, quello del Consiglio regionale e, per le minoranze, il vicepresidente dell'Assemblea (di solito espresso dall'opposizione). Se questo schema venisse rispettato non ci sarebbe spazio per altre donne. Salvo sorprese, quindi, il bilancio finale sarebbe di cinque donne su 58 elettori regionali. Considerando che al Senato le donne sono 92 e alla Camera appena 198, il rapporto sarebbe di 293 donne contro 714 uomini. Le speranze per un'eventuale lobby al femminile sono piuttosto ridotte.

Il caso Renzi in Toscana
Sta creando tensioni dentro il Pd toscano la possibilità di inviare come proprio delegato il sindaco Matteo Renzi: una scelta senza precedenti (finora non era mai accaduto che fosse eletto un rappresentante al di fuori dei Consigli regionali) e tuttavia legittimo. A cedere il proprio posto sarebbe presidente dell'assemblea Alberto Monaci, ufficialmente per motivi di salute ma in realtà per permettere a Renzi di guidare la propria pattuglia di parlamentari (una cinquintina tra Camera e Senato) durante gli scrutini per eleggere il capo dello Stato. Il voto del Consiglio toscano è previsto domani.

Abbruzzese, dal caso Fiorito a grande elettore
Una dopo l'altra intanto le Regioni stanno eleggendo il loro trio da inviare a Roma il 18 aprile: i tre delegati della Regione Lazio sono il governatore Nicola Zingaretti, il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori (Pd) e il consigliere regionale Pdl
nonché ex presidente del Consiglio Regionale con la giunta Polverini, Mario Abbruzzese, rimasto coinvolto (senza conseguenze giudizarie) nel Laziogate che ha avuto come protagonista Franco Fiorito, come lui ciociaro. Per la Lombardia ci saranno Roberto Maroni, Raffaele Cattaneo e Umberto Ambrosoli. Per l'Emilia-Romagna, oltre a Palma Costi, il governatore Vasco Errani e per la minoranza Enrico Aimi (Pdl). I tre grandi elettori sardi sono invece, come detto, la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, il governatore Ugo Cappellacci, e il capogruppo del Pd, quale esponente dell'opposizione, Giampaolo Diana. In Abruzzo eletti Gianni Chiodi, presidente della Regione, Nazario Pagano, presidente del Consiglio regionale e Camillo D'Alessandro, capogruppo Pd.

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