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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 18:09.

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«Comprendere, analizzare e decidere attraverso le immagini, usando lavagne, disegni e diagrammi». Questa è la definizione più semplice del Visual Thinking, campo di cui Tom Wujec (che sarà a Torino alla View Conference dal 25 al 28 ottobre) è una autorità indiscussa. Pensare, agire, ideare e progettare servendosi delle immagini, «perché oggi ‐ rileva Wujec ‐ ci troviamo di fronte ad un gran numero di dati e le persone cercano i migliori strumenti per comprendere i cambiamenti del mondo». Senza contare che «l'aumento di strumenti digitali a basso costo rende più semplice pensare per immagini».

Si tratta di una vera e propria rivoluzione tecnologica che sta portando da una visione bidimensionale ad una tridimensionale, fatta di animazioni e simulazioni. Una rivoluzione caratterizzata dall'utilizzo di diversi nuovi strumenti. Il Reality Capture «permette ai designer di 'catturare' pressoché ogni modello tridimensionale, dalla testa di un uomo ad un complesso di edifici, la città di Londra... tutto in pochi secondi».

Il Digital Modelling consiste di modelli digitali che si possono vedere, manipolare, sviluppare con tecnologie a basso costo come l'iPad o l'iPhone. Con il Rapid 3D Printing le stampanti sono in grado di 'stampare' modelli 3D in oggetti tridimensionali, utili per creare gioielli, tazze, macchine, palazzi. Il Biological Printing è forse la tecnologia più intrigante. Permette di convertire un modello digitale in una microscopica stampa codificando il Dna. Una straordinaria rivoluzione tecnologica che spinge i designer a codificare nel linguaggio della vita.

La tecnologia svolge un ruolo fondamentale perché si può parlare di vera 'democratizzazione' quando si è in grado di offrire strumenti facili all'uso e a basso costo che permettano a chiunque di progettare e creare.
In questo caso tecnologie che supportano un modo di pensare per immagini tanto più efficace, spiega Wujec, «se si riflette sul fatto che il nostro cervello pensa per immagini: oltre il 90% della nostra corteccia celebrale è dedicata ai processi di visual information». Pensare per immagini significa rendere più comprensibili ed efficaci i nostri sforzi anche nel campo degli affari. Un ambito - chiamato Business Visualization - che sta particolarmente a cuore a Wujec «soprattutto perché l'ambito degli affari oggi è diventato più complesso e turbolento che mai».
La business visualization permette di «risolvere problemi e vendere idee usando le immagini», il punto fondamentale è la «chiarezza e oggi le industrie creative e gli studi neuronali ci insegnano il modo migliore per ottenerla».

Chiarezza significa affrontare problemi, lavorare in team e espandere al massimo le idee e i progetti, comunicare i cambiamenti e affrontare le sfide con successo. La business visualization «rappresenta visivamente ogni aspetto del lavoro, dal piano di business al cliente, lavorando in squadra e condividendo modelli e analisi». Un lavoro che Wujec ha pensato e proposto alle industrie più creative come Pixar, Nike, P&G, IDEO e che ha portato allo sviluppo di tecnologie innovative come il progetto Vasari, «pensato per gli architetti che possono disegnare un modello digitale dell'edifico calcolando anche le sue performance negli anni, ad esempio il consumo energetico».

Mentre a Toronto Autodesk ha realizzato un modello digitale interattivo del Canadian Headquarters: «Ciascuno può volare intorno alla struttura e focalizzare la visione su una stanza in particolare. Inoltre una serie di sensori permette di tracciare il consumo energetico e la dispersione di calore. Una simulazione simile ad un videogioco per vedere la performance di un edificio e porvi rimedio».
Chiedo allora a Wujec se i designer, gli ingegneri e gli architetti stanno realmente cambiando il nostro mondo, e la risposta è sicura: «Senza dubbio! Basta considerare come era il mondo vent'anni fa. Ora siamo più informati e connessi. Ma oggi è fondamentale considerare l'uso che facciamo di queste tecnologie. Ora che possiamo creare qualsiasi cosa, la questione è 'cosa dovremmo creare?'. E forse bisognerebbe rispondere a queste semplici domande. È utile? È bello? È giusto? È elegante?

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