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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2012 alle ore 15:38.
Stanchi di vedere le campagne invase dai pannelli solari? Il problema è reale: in 40 anni, l'Italia ha perso quasi 5 milioni di ettari coltivabili, una superficie pari a due volte la Lombardia. La prima causa della sottrazione di terreni all'agricoltura è l'espansione dei centri urbani, ma la seconda, in rapida crescita negli ultimi anni, è l'aumento della produzione di energie rinnovabili. Non a caso, i prezzi dei terreni in Italia sono ormai tra i più alti in Europa, inferiori soltanto a Danimarca e Olanda, in base all'ultimo rapporto Coldiretti. Ma anche a livello mondiale la situazione non è meno grave, con la diffusione del fenomeno del 'land grabbing', cioè l'acquisizione di terreni su larga scala in Africa e Sud America da parte delle nazioni più sviluppate, in previsione della penuria alimentare prossima ventura.
Per rispondere a queste emergenze, si manifesta la necessità di trovare nuove soluzioni per i campi fotovoltaici. Tra le più promettenti, da un lato il fotovoltaico galleggiante e dall'altro l'agrovoltaico, che installando i pannelli a 5 metri d'altezza e a debita distanza l'uno dall'altro, consente la coltivazione del terreno sottostante.
La tecnologia più innovativa per il fotovoltaico galleggiante arriva da Pisa: brevettata da Scienza Industria Tecnologia (Sit), un'impresa guidata da Marco Rosa-Clot dell'Università di Firenze, consente di utilizzare specchi d'acqua artificiali di origine industriale per la produzione di energia, incrociando il fotovoltaico con il solare a concentrazione, senza sottrarre terreno all'agricoltura. I primi due esperimenti, ancora in fase di test, sono in corso in due bacini a San Giuliano Terme, vicino a Pisa, e a Suvereto, non lontano da Livorno. I due impianti sfruttano un sistema chiamato Ftcc, acronimo di Floating Tracking Cooling Concentration, e consistono in una distesa di pannelli solari galleggianti che si muovono alla ricerca della luce, sono raffreddati ad acqua e concentrano i raggi del sole con l'aggiunta di pannelli riflettenti. In questo modo, forniscono più energia rispetto a un impianto fisso a terra, perché mettono insieme la concentrazione dei riflettori (60% in più), il movimento (25% in più) e il raffreddamento (tra il 10 e il 15% in più a seconda del tipo di pannello). Complessivamente, dunque, l'energia prodotta aumenta fino a una resa di circa 2mila kilowattora l'anno per ogni kilowatt di potenza installata, contro i 1.200 kilowattora per kilowatt dei tradizionali impianti fissi a terra.
Ma la tecnologia di Sit non è l'unico modo per sfruttare gli specchi d'acqua artificiali, come i bacini d'irrigazione o quelli derivanti dagli sbancamenti nelle cave. Già l'utilizzo del fotovoltaico tradizionale, grazie all'aumento del rendimento dovuto al riverbero e al raffreddamento dei pannelli, che ne migliora l'efficienza, risulta più conveniente rispetto a un comune impianto a terra. A Mordano, in Romagna, è stato realizzato dalla Bryo di Imola l'impianto più grande d'Europa, con cinque isole galleggianti da 100 kilowatt ciascuna, in grado di coprire i consumi di 240 famiglie a fronte di un investimento di 2,1 milioni di euro. Un altro impianto da 20 kilowatt è entrato in funzione ad Avetrana. La RayToEnergy di Vimercate ha in pipeline una decina di progetti. Le imprese impegnate su questo fronte, però, stanno aspettando l'arrivo di un'incentivazione specifica a favore delle tecnologie più innovative, già prevista dalla normativa entrata in vigore l'anno scorso, ma non ancora attuata. La speranza che le tariffe incentivanti vengano definite in tempi brevi, dopo sei mesi di attesa, tiene un po' tutti con il fiato sospeso.
Sono in attesa di rientrare nella lista delle tecnologie innovative anche i fautori dell'agrovoltaico, che hanno realizzato vicino a Mantova, a Virgilio, un primo impianto di pannelli a inseguimento solare, sospesi con una semplice tensostruttura a 5 metri d'altezza su un terreno di 15 ettari, che ha mantenuto la sua destinazione agricola originaria. In questo modo, l'azienda agricola Vostok si è assicurata 25 anni almeno di energia dal sole, senza rinunciare alle coltivazioni. L'impianto di Virgilio, costituito da 750 inseguitori solari biassiali che comunicano tra loro attraverso un innovativo sistema di controllo wireless, per una potenza complessiva di 2,4 megawatt, è stato realizzato da Revolution Energy Maker (Rem), una società di Brescia promossa da sei imprenditori già impegnati nel settore dell'energia e decisi a fornire ai loro clienti kilowattora a zero emissioni. L'originale soluzione è stata messa a punto in 18 mesi di lavoro da un gruppo di studio composto da una ventina tra ingegneri, architetti, agronomi ed esperti di meccanizzazione agricola, finanziato da Rem con 2 milioni di euro. Il sistema è particolarmente conveniente anche per l'utilizzo della tecnologia wireless, in grado di gestire il movimento di mezzi agricoli automatizzati sotto l'impianto, le modalità di irrigazione e l'apertura di coperture antigrandine, oltre alle funzioni di monitoraggio ambientale. A breve gli impianti agrovoltaici di Rem in pianura padana saliranno a quattro, per un totale di 10 megawatt di potenza.
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