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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 15:01.
Un modello innovativo di collaborazione tra ricerca universitaria e aziende, basato sul concetto di sistema e sulla volontà comune di creare conoscenza. È questo lo spirito del progetto Axia (valore, in greco) promosso dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) e finanziato con un milione di euro da Nestlè Italia.
«Il ruolo dell'università non è più solo quello di produrre e diffondere il sapere allo scopo di contribuire allo sviluppo sociale, economico e civile della società, ma anche di essere un supporto concreto all'innovazione», spiega Giovanni Puglisi, vice presidente Crui e rettore dell'Università Iulm di Milano. Il progetto Axia mira proprio a recuperare il valore della scoperta scientifica finanziando solo il "meglio" delle ricerche, scelte all'interno delle università: in questa edizione sono stati 31 gli atenei coinvolti, per un totale di 500 ricercatori che hanno elaborato 117 progetti. In pratica, una fotografia aggiornata e dettagliata delle nuove frontiere dell'innovazione nell'ambito dell'alimentazione e dello sviluppo sostenibile. L'intento è chiaro, come sottolinea Puglisi: «rendere concreto il circolo virtuoso tra impresa, docenti ma soprattutto studenti e neolaureati di talento, creando le condizioni per accorciare i tempi del passaggio tra ricerca di base e ricerca applicata».
Un passaggio che in tema di sostenibilità dà luogo a un neologismo e a una nuova visione: la "sosten-abilità". Un concetto già assorbito da ragazzi e adolescenti che anche se non hanno ancora maturato uno stile di vita sostenibile, sono geneticamente predisposti ad attuarla. Mentre deve ancora essere sviluppato nel mondo della produzione dell'economia, della competizione e dello sviluppo.
La traduzione in pratica della teoria della sostenibilità è tangibile nei risultati delle quattro ricerche finanziate che verranno presentati domani all'Università Iulm in occasione del convegno "Dalla sostenibilità alla sosten-abilità. Università e imprese:insieme per rilanciare la competitività italiana".
In linea con la filosofia della sostenibilità-abilità, tra quelle selezionate c'è l'"imballaggio green" in tutti i suoi aspetti. A fronte di confezioni tradizionali, funzionali ma con materiali di vecchia concezione difficilmente riciclabili e non sempre in grado di garantire lunghe durate, nascono confezionamenti "funzionali" che, grazie a strati sottili di materiali polimerici, consentono un migliore effetto barriera contro ossigeno, vapore acqueo, temperatura e radiazioni ultraviolette, impedendo quasi completamente il rilascio di sostanze dall'ambiente verso l'alimento e viceversa. Tutto questo per conservare i prodotti garantendo un minor impatto ambientale e preservando le caratteristiche nutrizionali originali dell'alimento.
Non solo. Il nuovo packaging è anche "intelligente", cioè capace di controllare e simultaneamente indicare la perdita di qualità del prodotto in funzione del tempo, dovuta, fra le tante cause, a una crescita microbica. Tag posizionati sull'involucro esterno misurano l'"activity water", la freschezza del prodotto, attraverso il rapporto fra la tensione di vapore dell'acqua e l'alimento stesso, su cui agiscono l'integrità dell'involucro, la data di confezionamento, la temperatura, le variazioni di pH, eccetera.
«La nostra analisi su un nuovo packaging alimentare che risponda a criteri di salute del prodotto, a vantaggio del consumatore e della tutela dell'ambiente – dichiara Finizia Auriemma, dipartimento di Scienze chimiche dell'Università Federico II di Napoli che ha coordinato la ricerca biennale su "Nuovi materiali polimerici per l'imballaggio rigido e flessibile di alimenti" e collaborato con Claudio De Rosa a questo progetto – nasce da un'idea di studio biennale, articolato in cinque linee di ricerca. Il nostro impegno si è incentrato sull'identificazione delle migliori soluzioni applicative di imballaggio alimentare in relazione alle proprietà e alla struttura dei film e materiali utilizzati e dell'alimento cui è destinato».
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