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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 20:22.

Conclusioni
Il Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia italiana scrive:
labour productivity gains should be considered as the most important factor in ensuring long-term fiscal sustainability, and in this respect, the implementation of public policies such as those included in the Lisbon Strategy package is an essential condition to boosting labour productivity and fostering potential growth.

L'incremento di produttività è il fattore più importante per assicurare la sostenibilità fiscale di lungo periodo e l'implementazione di strategie quali quelle previste nella Strategia di Lisbona sono una condizione essenziale per aumentare la produttività e stimolare la crescita. Le priorità della Strategia di Lisbona (programma di riforme economiche approvato a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea nel 2000) sono: Internet, ricerca, sostegno a PMI (soprattutto tecnologiche), politiche sociali. Purtroppo la situazione pare avere una tendenza opposta a quella auspicata. Il grafico 5 presenta l'andamento della produttività totale dei fattori a partire dal 1981.

Va preso atto che, soprattutto in Italia, la struttura demografica costituisce un ostacolo allo sviluppo della strategia di Lisbona, frenando, in un circolo vizioso gli investimenti e l'ammodernamento delle infrastrutture essenziali per rilanciare la crescita ICT. Leggendo l'economic stimulus di Obama, il piano Digital Britain del governo inglese, quello per la "modernizzazione dell'economia" francese o l'Ubiquitous Japan giapponese si avverte la consapevolezza delle sfide in atto e di una visione per affrontarle. Se in Italia fosse realizzato interamente il piano e-gov 2012 le prospettive migliorerebbero un po' ma ancora non sarebbe una soluzione di sistema: manca la società, mancano le imprese e soprattutto un progetto complessivo per un paese che, come abbiamo visto, parte già penalizzato.

Il Governo ha risposto all'appello dell'Agenda Digitale (appello sottoscritto da oltre 20.000 persone per dotare l'Italia di una strategia digitale che parta da Internet e dalla tecnologia) con una cabina di regia che, strutturata in gruppi di lavoro precisi, ha il compito di redigere proposte organiche coinvolgendo le rappresentanze economiche e sociali, i consumatori, le università. Oltre all'opportuno sostegno agli investimenti ICT da parte del Governo ed agli investimenti diretti di ammodernamento della pubblica amministrazione, credo che sarebbe auspicabili un intervento urgente di alfabetizzazione.

Il boom degli anni 60 è stato accompagnato dalla RAI che ha aiutato ad insegnare agli italiani a leggere e scrivere; oggi, per raggiungere gli estranei, sarebbe essenziale una campagna didattica capillare ed ossessiva effettuata dal servizio pubblico radiotelevisivo con contenitori appositi ed in sinergia con i contenitori esistenti, instillare nel pubblico la "nuova normalità" del digital lifestyle, quali elementi propulsori di una digital literacy diffusa e inclusiva (ad esempio sulle fasce di popolazione più anziane o straniere) e orientando non solo i cittadini ma anche le imprese, ad esempio inserendo elementi di "comportamenti digitali" nelle sitcom, divulgazione in appositi contenitori (ricordo la trasmissione "mediamente") e promuovendo role model di imprenditori di PMI tecnologiche di successo.

Sarebbe auspicabile che anche nella classe dirigente si diffondesse questo senso di urgenza rispetto ai cambiamenti in corso, determinati da una vera e propria "rivoluzione digitale", cambiamenti che la crisi accentuerà. E' infatti opportuno evidenziare che le trasformazioni strutturali determinate dallo sviluppo dell'elettronica, sono inesorabili: tentare di resistervi è futile; questi sviluppi tecnologici avvengono al di fuori del nostro controllo e le trasformazioni sociali che determinano sono poderose (la globalizzazione, con i suoi effetti socioeconomici, è abilitata dalla sviluppo tecnologico).

Sono fiducioso che il nostro Paese saprà cogliere questa spinta innovatrice e che la politica la farà propria, con trasparenza, man mano che cresce nei leader la consapevolezza che esiste una importante costituency, sempre più determinante in chiave politica, che si forma e si aggrega in rete. La rete pervade il tessuto sociale. Se prima ci si riferiva al "popolo della rete", come indicano i numeri e le dinamiche riportate sopra, adesso è più proprio capire che quello che ci guarda e ci giudica è il popolo, dalla rete.

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