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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2012 alle ore 15:32.

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Basta tendere l'orecchio: i cinguettii di Twitter la dicono lunga, a chi sa ascoltare. Tra tweet, mention e retweet il social network regala informazioni interessanti a chi si occupa di politica. Lo ha capito Alberto Nardelli che a Londra ha fondato tre anni fa la startup Tweetminster. Lui e il suo team sono stati i primi a intervistare un capo di Stato, Gordon Brown, su un social network. Ma il loro interesse verso la politica va oltre i confini del giornalismo, fino ad arrivare a quel tesoro che sono le informazioni, i dati, le opinioni sul web.

In Gran Bretagna http://tweetminster.co.uk è una piattaforma, punto di riferimento per sapere cosa dice e cosa pensa la classe dirigente. Raccoglie tutti i tweet del mondo politico e dei media. Ma non è solo questo. Con un software messo a punto all'interno della startup hanno aggregatori di link di Twitter, basati sulla categorizzazione dinamica. Viene monitorato il flusso di cinguettii di politici, giornalisti e opinion leader in genere. L'analisi non è solo quantitativa ma qualitativa: per esempio non solo viene contato il numero di menzioni di una storia, ma si considera anche chi menziona la storia.

La società processa, analizza e organizza una grande quantità di dati in tempo reale, fornendo così il trend di quali sono i temi del momento, a quale tipo di persone interessano. Informazioni preziose per impostare o guidare una campagna elettorale. Tanto che Tweetminster vende le analisi a società di sondaggi e agenzia di public affairs, multinazionali. E collabora con aziende come Reuters, Bbc (per la quale ha seguito l'ultima campagna elettorale in Russia), The Independent e The Guardian.
Da un mese e mezzo Tweetminster ha allargato i confini aggregando tweet in 110 paesi e 58 lingue attraverso il servizio http://electionista.com. Per Nòva24 ha elaborato i trend topics per l'Italia (nella tag cloud a fianco) e la classifica degli account politici più attivi e di quelli più menzionati (cioè più influenti). Ne esce un'istantanea di un mese di vita politica, dalla riforma del lavoro alla crisi della Lega Nord. La stessa fotografia può essere scattata in tempo reale. «Sia per Facebook che per Twitter c'è una crescente disponibilità di dati analitici, dalle statistiche demografiche ai contenuti. Il problema è: che cosa facciamo con questi dati?», si chiede Dino Amenduni, 28 anni, esperto di nuovi media e comunicazione politica per Proforma. «Poniamo il caso che dall'analisi emerga che la rete spinga affinché un politico si occupi di un certo tema - spiega Amenduni - Potrebbe essere però che questa istanza non possa essere portata avanti dalla coalizione e quindi risulti inopportuna proporla». Insomma al di là del dato nudo e credo, resta centrale la lettura politica. Non dimentichiamo, insomma, che Twitter è un mezzo.

Ma l'Italia è pronta a usare con malizia questi strumenti? «L'interesse sta crescendo - spiega Nardelli - In prossimità delle elezioni Twitter è sempre più centrale nelle conversazioni politiche e viene utilizzato come fonte di notizie». Inoltre Twitter può colmare un vuoto, in un paese come l'Italia che ha una partecipazione politica bassa. «Pensiamo alla Germania, dove il Partito Pirata ha conquistato consensi crescenti grazie al web - continua Nardelli - Per fare un partito ci vuole molto tempo, un brand, contatti sul territorio e supporti finanziari. La tecnologia accelera il processo, dando visibilità e una rete di supporto in modo diretto e rapido». Giovani formazioni politiche fatevi avanti, dunque.

Ma i politici tradizionali come utilizzano i social network? «Soprattutto in un'ottica self brand - continua Amenduni - Usano i social media per aggirare i giornalisti, per dire direttamente quello che pensano. Il passo successivo sarebbe un utilizzo di open gov come ha fatto, per esempio, il ministro Profumo con la consultazione online sull'abolizione del valore legale del titolo di studio». Per ora l'impatto dei social media ha mostrato le sue potenzialità soprattutto durante le elezioni amministrative, spiega Amenduni. Lui ha seguito la campagna di Nichi Vendola e tuttora è il coordinatore della sua comunicazione online. E nel 2009 ha gestito un gruppo di 150 volontari, tutti sotto i 30 anni nel progetto EmiLab, per la candidatura del sindaco di Bari Michele Emiliano, con mille videointerviste a cittadini pubblicate su YouTube assieme alle risposte del futuro primo cittadino. «Pensiamo alla sfida elettorale di Milano, l'anno scorso - dice Amenduni -. Al primo turno la gaffe di Letizia Moratti a SkyTg24 sulla fedina penale di Giuliano Pisapia ha scatenato l'ashtag #Morattiquotes e #ècolpadiPisapia con un'attivazione satirica spontanea, che ha ovviamente avuto l'effetto di ridurre la credibilità del sindaco uscente». Chi vuole capire apra bene le orecchie.

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