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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 18:41.

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La scuola digitale del futuro non avrà più pareti. Perché l'aula sarà un luogo aperto dove si lavora insieme, professori e studenti, sfruttando la ricchezza del sapere condiviso nella rete per realizzare testi di studio anch'essi aperti al contributo di tutti. Con elaborati che poi vengono messi a disposizione di tutti gli altri, dentro e fuori lo stesso istituto, attraverso la "cloud", la nuovola informatica che permette di condividere tutto.

Qualche crepa nelle mura polverose della vecchia scuola inizia a emergere. Già oggi capita in un liceo di Bergamo che una professoressa corregga le verifiche fatte in classe insieme agli studenti via Skype: «Io avviso i ragazzi della correzione, chiedo loro di tenersi disponibili, mi connetto e vediamo insieme le verifiche», spiega Dianora Bardi, docente di italiano e latino che fin dalla sua introduzione ha sposato il tablet come strumento chiave della nuova didattica in chiave digitale. È stata lei due anni fa ad avviare, al liceo scientifico Lussana di Bergamo, una sperimentazione innovativa che non si esaurisce nell'introduzione della tavoletta in classe come supporto al posto dei libri di testo tradizionali, ma che trasforma il tablet in una piattaforma per creare i testi scolastici con i ragazzi, coinvolgendoli direttamente e coniugando per una volta le competenze didattiche dei professori con quelle tecnologiche degli studenti.

«Riempire le scuole di tecnologie o laboratori non serve - prosegue Bardi – se non sono supportate da un'adeguata formazione dei docenti e se lo spettatore rimane passivo: la didattica deve rinascere attorno a uno studente che sia davvero protagonista».
La professoressa ha capito immediatamente che il tablet poteva rappresentare la chiave di volta per scardinare la vecchia didattica. È partita con una classe abolendo del tutto i testi cartacei, sostituiti da tablet sempre connessi che hanno permesso di elaborare con gli studenti i nuovi testi su cui studiare: «Io fornisco le mie competenze, le spiegazioni, il quadro dell'argomento, le fonti da utilizzare, poi si decide insieme lo schema e i gruppi di lavoro: ognuno fa la sua parte e alla fine si mette insieme il risultato e si crea l'ebook. Lì sono loro che mi insegnano il metodo». Il risultato è, per esempio, un canto di Dante con tutte le note e le perifrasi del caso, che si apre con il testo recitato da Benigni in video e si chiude con i commenti dei principali autori, le declamazione di Gassman, la bigliografia e la sitografia del caso.

Con la certezza che i ragazzi quei testi e quei video se li sono visti e studiati! Adesso le classi della sperimentazione sono dieci, per la prima volta una quinta si presenta alla maturità senza i vecchi testi – «ovviamente non ci sarà nessuna differenza rispetto agli altri studenti» – e intanto il liceo ha visto raddoppiare le richieste di iscrizione.

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