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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2012 alle ore 14:59.

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Non solo post o tweet, ma conversazioni per immagini. Ai fiumi di parole si sostituiscono rettangoli digitali di ogni tipo, da collezioni di moda a lavori d'artigianato, da scansioni di pagine a prodotti e servizi che emozionano e che incentivano concorsi acquisto. Così la rete anche in Italia ha iniziato a «pinnare», azione di coloro che abbracciano Pinterest, social network nato meno di due anni fa Oltreoceano dalla genialità di Evan Sharp, Ben Silbermann e Paul Sciarra e dedicato alla condivisione di foto e alla loro catalogazione.

Numeri incrementali da far impallidire: secondo Mashable, che rielabora i dati di ComsCore, i visitatori oggi sono quasi 12 milioni con un tempo medio di permanenza di 16 minuti (su Facebook è di 12). Piace alle aziende Pinterest, perché incentiva la propensione all'acquisto, soprattutto su target alto-spendenti e sensibili: il 68% dei pinneristi è composto da un pubblico femminile, intento a navigare i board, ovvero le pagine. E – confermano gli analisti – sono proprio le donne (di cui la metà mamme) a essere maggiormente propense ad attività di e-commerce agevolate da Pinterest. Per Pinterestitaly – osservatorio fondato da Domenico Armatore, Azzurra Tacente e Paola Sangiovanni – tra le tipologie di immagini pinnate dai brand spiccano quelle del settore food e beverage con il 22 per cento. Seguono immagini sul mondo femminile, case e arredo per il 15%, abbigliamento e calzature per il 12%. Così i settori più pinnati (anche in Italia) sono beauty, moda, food, design e turismo. Nella top ten nostrana si distinguono D&G, Benetton, Diesel, Lamborghini, Casa.it.

Ma mentre la classifica mondiale è contesa tra Google, Etsy e Amazon, da noi si segnalano anche imprese familiari: l'hotel Universo di Lucca ha creato board sulla città con indicazioni per ristoranti e per l'acquisto di prodotti tipici. «Chi ha un mercato internazionale è agevolato perché raggiunge la community grazie alla forza di un'immagine», precisa Armatore.

Conversare per immagini diventa un must per i brand emozionali: non si vende un prodotto ma si intercetta un'aspirazione. «Mai creare semplici vetrine, occorre piuttosto cercare di presentare mondi paralleli che ruotano attorno alle aziende». D'altronde presidiare i nuovi social network permette all'impresa di fidelizzare il cliente e di incrementare il proprio portfolio ed eventualmente il fatturato, come evidenzia una ricerca dell'Università Bocconi per la quale il 76% delle imprese italiane considera strategici per il proprio business i nuovi media sociali.

Comunque per gli entusiasti siamo in presenza della nuova bacheca di Facebook, per i detrattori è solo un fuoco di paglia destinato a spegnersi in breve tempo. Ma intanto si moltiplicano le aziende che sperimentano su Pinterest: Stefanel ha attivato un contest in cui ha chiesto agli utenti di immortalarsi con i propri capi d'abbigliamento.

Honda s'è inventata la Pintermission, con premiazione per cinque top pinners. «Accuratezza e originalità suscitano repin e like. Ma occorre anche interagire attraverso commenti e mentions», precisa Armatore. Il consiglio è di affidarsi a professionisti. Tra gli addetti ai lavori si parla di figure ibride, a metà strada tra comunicazione di impresa, design e marketing. «L'obiettivo di Pinterest è analizzare il mondo attraverso le collezioni e i loro curatori», ha precisato Sharp pochi giorni fa in Italia, ospite al Def2012. Eccoli allora i nuovi social media curator. Gli headhunter hanno già iniziato la caccia. Ovviamente in rete.

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