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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2012 alle ore 16:35.

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«Andiamo verso un futuro in cui gli utenti potranno prendere, da un qualsiasi operatore mobile, una sim che supporta Nfc e che sarà come un cassetto dove caricare i dati di qualsiasi carta di credito, di tutte le banche. Insieme ai dati di qualsiasi servizio di trasporto pubblico o carta fedeltà». Roberto Giacchi è amministratore delegato di Poste Mobile, uno degli operatori pronto a partire: lancerà a dicembre a Milano, e da gennaio nel resto d'Italia, servizi per pagare tramite Nfc (Near field communications), appoggiati a ricaricabili Postepay.

Stessa tempistica per Intesa Sanpaolo, che lo farà almeno con Telecom Italia e con Nòverca, come annunciato questa settimana. Supporterà le proprie carte di credito, prepagate o collegate a un conto. Nel 2013 sarà la volta di Vodafone, con sim associate alla propria carta di credito prepagata Smartpass. Tutti questi soggetti stanno sperimentando i servizi, con una clientela amica e Telecom già lavora per inserire, sulla sim, oltre ai dati della carta quelli di un abbonamento o di un biglietto (per metro, tram, treno) o di un coupon. Altri accordi tra operatori e banche certo arriveranno.

C'è appena stato un passo importante: la nascita della prima piattaforma comune Nfc di tutti gli operatori mobili», spiega Alessandro Perego, responsabile di questi temi per gli Osservatori Ict del Politecnico di Milano. Telecom, Vodafone, Wind, 3 Italia e Poste Mobile offrono una piattaforma tecnica che può ospitare i dati di banche, aziende di trasporto e altri soggetti. Significa che adesso questi ultimi possono investire in Nfc sapendo che verranno supportati dalle sim degli operatori.

L'Nfc che si sta sviluppando in Italia e in Europa è del resto "sim-centrico": i dati degli utenti vengono archiviati nelle sim, mentre negli Usa avviene nelle applicazioni dei cellulari (modello Google Wallet). In entrambi i casi, bisogna rispettare standard e certificazioni richiesti dai circuiti di carte di credito. Servono sim speciali (che l'utente potrà procurarsi dal proprio operatore, gratis, senza cambiare numero). Gli utenti devono avere cellulari con un chip Nfc, per la trasmissione dei dati a corto raggio.

L'ultimo elemento è iscriversi a un servizio che consenta di mettere i dati su sim (o su app): la carta di credito (prepagata o collegata a un conto), l'abbonamento alla metro eccetera. Nel 2013 l'80% degli smartphone venduti avrà l'Nfc e in Italia ci saranno 150mila pos contacless compatibili con l'Nfc, secondo stime degli operatori.
«Bnl sta lavorando con Vodafone e 3, Cartasì con Telecom e Vodafone», dice Perego. Intesa San Paolo farà accordi con altri operatori (Vodafone e Wind, almeno) e Telecom con altre banche. Intesa inoltre lancerà un'app apposita, compatibile con tutti gli operatori (come alternativa all'uso di sim speciali) e presto consentirà di collegare al servizio anche una carta bancomat.

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