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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 16:37.
Dieci regole da non seguire, dieci errori da non commettere quando si fonda una startup. Tutti facilmente evitabili, a patto di averli ben presenti. Parola di Massimo Marchiori, docente universitario, inventore dell'algoritmo di ricerca che ha ispirato Google e anche ex startupper. Reduce dalla brutta esperienza di Volumnia, la società che ha fondato e dalla quale alcuni mesi fa è stato estromesso, Marchiori ha elaborato il suo personalissimo decalogo. «In America – spiega – quando non ti va bene un'attività imprenditoriale hai comunque il merito di averci provato: quell'esperienza ti ha trasmesso nuove conoscenze e ti ha formato. Per questo credo sia importante condividere le proprie riflessioni con gli altri». Ecco le sue parole-chiave: Fidarsi «Se apri una startup stai inseguendo il tuo sogno e ogni pezzo di carta sembra solo una seccatura che si frappone fra te e quel sogno. Così magari non ti preoccupi troppo di quello che firmi, e tendi a fidarti. Invece devi cautelarti, leggere tutto, prendere informazioni: da quelle carte dipenderà il futuro dell'impresa».
Due. «Ogni progetto deve avere un leader che lo guida, che ha la sua visione e la segue. Se i capi sono due o più bisogna delimitare con chiarezza competenze e sfere d'azione, o possono iniziare i problemi e le ingerenze».
Sì. «È la parola forse più pericolosa, da dosare con cura. Ogni volta che diciamo sì e non siamo convinti, che scendiamo a un compromesso per non creare tensioni, rischiamo di snaturare il progetto. Bisogna imparare a dire no, anche se a volte non è semplice».
Tutto. «Quando lavori al tuo progetto, vorresti realizzare subito tutto. Se fondi un'impresa tecnologica, invece, il tempo è una variabile fondamentale: devi arrivare primo. È difficile rinunciare a qualcosa, perché una startup è un atto artistico, è la gioia delle idee che si realizzano. Invece devi tagliare, liberarti di tutto quello che non è indispensabile, e fare presto».
Autoreferenzialità. «Vedersi da fuori è fondamentale. A chi ci lavora, il progetto sembra indubbiamente bellissimo. Ma il successo lo decretano gli altri. Cosa ne pensano loro? Prendere degli estranei e farli interagire con il tuo progetto è una fase di verifica fondamentale: è illuminante vedere le cose con gli occhi di un altro».
Tacere. «Tanto più la startup è piccola, più le persone la percepiscono come qualcosa al loro livello e si aspettano di essere informate e tenute in considerazione. È chiaro che nessuno scrive a Google e pretende una risposta. Ma se uno scrive a una startup se l'aspetta eccome. Comunicare quello che fai e rispondere alla tua base utenti è fondamentale».
Figaro. «In una startup ci sono mille cose da fare, non solo tecniche: dalle utenze al necessario per il bagno, dalla cancelleria agli ordini. Il famoso tuttofare mozartiano è la figura in cui più facilmente ci si può trasformare. Occorre avere qualcuno che se ne occupi, altrimenti queste incombenze ricadono su persone destinate ad altri compiti generando un'enorme perdita di tempo».
Percezione. «Alcuni studi sulla percezione mostrano che un soggetto bendato non riconosce il vino rosso dal bianco. La morale è che, ancor più per una startup, non basta fare il vino buono per avere successo: le persone guardano anche il colore, la limpidezza, il tipo di bicchiere. Proporre qualcosa di innovativo non basta, bisogna anche presentarlo nel modo giusto. La percezione è importante quanto il contenuto».
Prendersela. «Quando una startup presenta la sua innovazione, molte reazioni sono di critica. È successo persino a Facebook e a Google. Non bisogna lasciarsi spaventare ma semplicemente abituarsi a ricevere palate di fango e andare oltre. La reazione del sistema è sempre conservatrice, prendersela non serve».
Soldi. «Cercare l'idea che faccia soldi subito è un grave errore. Google, Facebook e Twitter non sarebbero mai nati. I progetti innovativi nascono da un cuore che pulsa, non chiedendosi quanto si guadagnerà l'anno prossimo. Una startup è come Peter Pan: per volare alto ha bisogno di un pensiero felice».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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