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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2013 alle ore 16:33.

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Kevin Kelly (Corbis)Kevin Kelly (Corbis)

Da molti anni il sovrappopolamento è in cima alla lista dei problemi. La prospettiva di un numero troppo alto di persone in un pianeta finito suscita timori per l'ambiente: dall'inquinamento al riscaldamento globale. Molte coppie hanno deciso di non avere figli, o di averne soltanto uno, per fare la loro parte nella lotta al sovrappopolamento. In Cina, il figlio unico è una scelta forzata.
La popolazione mondiale continuerà a crescere per almeno altri quarant'anni, ma le tendenze demografiche già pienamente in atto mostrano in modo chiaro che esiste una minaccia molto più grande: il sottopopolamento globale.

Può sembrare un timore assurdo, a prima vista. Abbiamo visto tutti il grafico ufficiale della crescita prevista della popolazione umana, una curva in costante ascesa dai 6 miliardi di oggi fino al 2050, quando toccherà l'apice. L'ammontare di questo apice viene continuamente ridimensionato dagli esperti: al momento, i demografi delle Nazioni Unite prevedono che si arriverà a 9,2 miliardi di esseri umani. Forse si sbagliano di un miliardo o giù di lì, ma in generale il grafico è corretto.
La cosa curiosa, però, è che il grafico non mostra mai che cosa succede una volta superato il picco, al punto che ormai nessuno se lo chiede più. Forse nessuno se lo chiede perché fa paura.

La storia non detta della metà nascosta del grafico è un declino costante della popolazione mondiale verso un numero di esseri umani sempre più basso, anno dopo anno. E nessuno sa quanto vicino arriveremo allo zero: c'è molto più consenso sul livello di massima espansione della popolazione che sul numero di individui che popoleranno il pianeta di qui a un secolo.
Una Terra meno popolata è considerata da molti un risultato auspicabile. Il motivo per cui invece è una prospettiva che fa paura è che quel meno sarà sempre minore. In tutto il mondo il tasso di fecondità sta scendendo, Paese dopo Paese, al di sotto del livello di sostituzione.

Con una crescita negativa della popolazione ogni generazione produrrà meno figli che a loro volta ne produrranno di meno, in una spirale che tende allo zero. Attualmente la popolazione giapponese è largamente al di sotto del livello di sostituzione e lo stesso vale per gran parte dei Paesi dell'Europa occidentale e orientale, per la Russia, per le ex Repubbliche sovietiche e per alcuni Paesi asiatici. Giappone, Germania e Ucraina stanno registrando un calo della popolazione a livello assoluto. Qui la bomba del sottopopolamento è già esplosa.

La notizia scioccante è che i Paesi in via di sviluppo non sono molto più indietro, da questo punto di vista. Sono ancora al di sopra del livello di sostituzione, ma il tasso di natalità sta scendendo rapidamente. Gran parte dell'Africa, il Sudamerica, il Medio Oriente e l'Iran registrano un forte calo dei tassi di fecondità. In alcune nazioni dell'Africa subsahariana il declino della fecondità recentemente si è arrestato, ma la ragione è che si è arrestato anche lo sviluppo: quando quest'ultimo ripartirà, la fecondità ricomincerà a scendere, perché il tasso di fecondità è legato all'urbanizzazione. C'è un ciclo di retroazione ben radicato: quando una società si sviluppa dal punto di vista tecnologico fa meno figli e questi figli hanno maggiori probabilità di migliorare la propria condizione economica e dunque avranno meno famiglie numerose. Il risultato è la spirale del declino demografico tecnologico moderno: una tendenza nuova, ma ormai universale.

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