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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 13:26.

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Produrre cellulosa nella sua versione nano, come accade in natura, è sempre stato un obiettivo molto importante, perché a quelle dimensioni la cellulosa assume caratteristiche fisiche uniche: più resistente del kevlar, più forte dell'acciaio e leggerissima. Potrebbe avere innumerevoli applicazioni.

Finora però i tentativi fatti sono stati fallimentari. L'intuizione geniale dei ricercatori dell'Università di Austin, Texas, è stata inserire il gene della nanocellulosa del batterio Gluconacetobacter xylinus nelle alghe blu (o cianobatteri), che possono produrne in grande quantità, per di più utilizzando solo la CO2 e l'acqua. Una volta messi a punto gli ultimi dettagli, la tecnica potrebbe rivoluzionare la produzione di materiali biomedici, spaziali, civili e industriali.

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