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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 14:02.

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Ci sono i problemi ma anche il know-how per le soluzioni. E allora, perché non risolverli? Se lo chiede Faris Zaher, 26 anni, membro del gruppo che ha vinto lo Startup Weekend di Ramallah con il progetto Screen'em. «Spesso in Medio Oriente, la gente presenta una domanda di lavoro, senza averne i requisiti. Per questo abbiamo pensato a un algoritmo che, basato sulle parole chiave dell'annuncio, consenta alle aziende di classificare le candidature in base alla rilevanza, oltre che a eventuali attività del candidato su internet. Farebbe risparmiare molto tempo e soldi a una società che deve assumere», spiega Zaher.

Il mercato del lavoro offre ampi margini di guadagno nella regione, così come l'e-commerce e il turismo, secondo Zaher, che infatti nel 2011 ha lanciato Yamasafer.me, un sito di prenotazione di alberghi specializzato sul Medio Oriente, di cui presto coprirà 22 Paesi. Il progetto ha già convinto il fondo Sadara Ventures, che ha creduto nell'operazione. Trovare un investitore, o un "incubatore" aziendale, è la speranza anche di Yacoub Sabatin, un trentenne che insegna informatica all'Università Al-Quds di Gerusalemme, arrivato secondo con il suo Easy Notes. «È un marketplace dove gli studenti arabi possono comprare e vendere gli appunti, ma anche un'applicazione che consente di aggregare e ordinare gli appunti presi da diverse persone durante una lezione. Abbiamo fatto un sondaggio online e l'idea piace a quasi l'80% di chi ha risposto», spiega Sabatin, che sta sviluppando il progetto insieme con due studenti e un ingegnere incontrati durante il fine settimana di Ramallah.

Se per completare Easy Notes servono circa 100mila dollari, serve qualcosa in più per dare un futuro a SoMu, l'idea terza classificata al Swr. «Musicisti che non sono fisicamente nello stesso posto avrebbero la possibilità di comporre un brano insieme, aggiungendo tracce e strumenti. Per poi venderlo o promuoverlo su internet come già accade» dice Bshara Rezek, 28 anni, architetto di Nazareth. «È un'idea nuova, non lo fa neanche Soundcloud, una community che ha ormai milioni di utenti. Per questo la nostra applicazione può funzionare», continua Rezek, un chitarrista nel tempo libero al pari di uno dei soci del progetto. «A differenza di Soundcloud, cerchiamo di rendere social lo stesso processo di composizione musicale, e non solo il prodotto finito».

(ga.b.)

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