Mondiali di calcio Sudafrica 2010

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La lezione di don Vicente

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 08:02.

Bel mondiale, brutta finale. Non certo per colpa di chi l'ha vinta. Johann Cruyff ha messo per iscritto che l'Olanda ha giocato in modo «duro, volgare, laido». Un altro che col pallone se la cavava, Tostao, grande centravanti di manovra del Brasile '70, ha confessato la propria saudade: per una squadra, la Spagna, cui piace giocare come al Brasile di un tempo, e non ha paura di rischiare il suo calcio divertente nemmeno in una finale.

Tra i ricordi migliori del Sudafrica restano, per l'appunto, quei gesti tranquillizzanti che il vecchio galantuomo Del Bosque dispensava ai suoi giocatori nei momenti più nevrotici del match. Un po' come Tabarez con gli uruguagi, la sorpresa più lieta di un torneo che ha ribaltato le gerarchie sudamericane, con Cile e soprattutto Paraguay alla ribalta e le due grandi troppo presto al tappeto. Bello veder giocare la Germania di Müller, vent'anni e una saggezza tattica pari al talento. Di grande suggestione che a levare la coppa sia stato un capitano di professione portiere. Era successo una sola volta, nelle diciotto edizioni precedenti, proprio in quell'estadio Bernabeu che è la seconda casa di Iker Casillas. La data era la stessa, l'11 di luglio, le manone di allora quelle di Dino Zoff. Bei tempi.

A maggior ragione se rapportati agli attuali, alla peggior Italia della storia incapace di battere la Nuova Zelanda ma capacissima di perdere dalla Slovacchia. Soltanto la Francia ci ha superati sommando all'identica inedia calcistica comportamenti indegni di una squadra nazionale. Ma non è tutto qui il brutto del mondiale. Che le migliori nazionali del pianeta siano costrette a giocare con un pallone buono sì e no per una partitella in spiaggia, è ai confini del credibile. A maggior ragione se si pensa che l'attrezzo era stato pensato e poi realizzato per avere più gol grazie alle sue traiettorie imprevedibili. Con il bel risultato che sì, parecchi gol sono stati regalati dai portieri causa i capricci di Jabulani: ma molti di più sono stati sprecati, ciccati, svirgolati da attaccanti anche di chiarissima fama traditi all'ultimo istante da parabole impazzite. E ad ogni buon conto i 145 gol sudafricani rappresentano il nuovo minimo storico. Che poi, e infine, nel 2010 non ci sia modo di convalidare un gol buono di un metro attiene ormai al mondo del paranormale.

 

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