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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 17:19.
Al minuto 108 di una partita di intensità fisica selvaggia, un corpo a corpo con la baionetta in canna nel quale il giudice Webb ha graziato l'Olanda e nella fattispecie il karateka De Jong, Xavi chissà con quali energie, va a negare lo scatto a Robben, soffiandogli il pallone. Un istante dopo concede l'uno-due a Iniesta, provocando l'espulsione di Heitinga e la punizione dal limite. La parabola è perfetta, stende Stekelemburg e regala alla Spagna la sua prima Coppa del mondo. Poteva finire anche così, con il sigillo di quello che è oggi, forse, il più forte centrocampista del mondo. O poteva finire prima, con Arjen Robben stoppato da Casillas nella sua fuga solitaria verso la Coppa più bella del mondo. Invece è andata in un altro modo. Il mondiale lo decide un ragazzo di Fuentealbilla, Castiglia-La Mancia, che gioca però con il simbolo di Catalogna, il Barca, con pochi anni e pochi capelli, con la faccia del colore della cera. Si chiama Andrès Iniesta.
Ha giocato una stagione così così, più no che sì, ai margini del Barcellona, con diversi problemi fisici e un solo gol. Un altro, diverso, però lo aveva già segnato nella porta del Chelsea all'ultimo istante, regalando agli azul-grana la finale, poi vinta della Champions 2009. Chiamatele, se volete, premonizioni. E pensare che a farlo giocare tra i grandi fu per primo Frankie Rijkaard. Che dannazione gli olandesi, che per tre volte su tre piangono di rabbia e che magari prendendola alla larga, come in uno di quei ciondolanti, ammalianti giri di palla della prima Arancia Meccanica, riescono sempre a trovare il modo di farsi del male.
Ma la fine di un mondiale è una gigantesca domenica sera, un'Epifania infinita, insomma, la conclusione della baldoria, il senso è quello e avete già capito. Vi risparmiamo l'intervento di psicologi e affini sulle depressioni dopo la festa, però vien voglia di giocare per esorcizzarla. Alla faccia della storia che racconta chiaro e tondo quanto il calcio italiano abbia segnato in questa finale il suo crepuscolo. L'hanno già notato, lo sottolineiamo di nuovo: nell''82 e nel 2006 sapete come è andata. Nel '94 si è perso col Brasile che per metà giocava nel nostro campionato; nel '98 c'erano 20 giocatori sui 27 che hanno schiacciato l'erba di St.Denis per Francia-Brasile che erano roba nostra, con i due più forti (Zidane e il Fenomeno). Nel '90 da noi mezza Argentina (compreso ovviamente Maradona) e mezza Germania (compreso Brehme che decise la finale), li pagavamo noi. Nel 2002 Collina diresse Ronaldo, Cafu, Roque Junior e Bierhoff, col minimo storico dell' '86 dove in finale c'erano "solo" Briegel, Rummenigge e Maradona, scusate se è nulla. Ieri Snijder punto e stop, con il centravanti di scorta del Milan in panchina.