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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 06:39.
Anche l'ultima tappa danese, senza interessanti contenuti agonistici, si è risolta negli ultimi 500 metri. In modo rocambolesco. Ha vinto l'australiano Matthew Goss (già trionfatore alla Milano-Sanremo 2011) ma il mancato protagonista è stato il re delle volate, Mark Cavendish, atterrato dalla manovra improvvisa di Roberto Ferrari che, spostandosi sulla destra, ha annullato la rimonta dell'inglese. Come domenica nuovo groviglio di bici e ciclisti; a farne le spese il leader della classifica generale, l'americano Taylor Phinney uscito malconcio dalla caduta.
Nella presentazione del Giro avevo sottolineato il fatto che nei primi giorni la corsa rosa sia meno pericolosa del Tour: mi devo ricredere. Le tappe danesi si sono concluse tra cadute e veleni che innescano questi episodi.
Nonostante il finale, senza un effetto Cavendish, vanno riconosciuti i meriti di Goss, che in passato ha dimostrato di essere un valido sprinter e di sapersi difendere sugli strappi.
Con il circuito di Horsens termina la trasferta danese (modesta dal punto di vista sportivo) del Giro che oggi osserverà una giornata di riposo per organizzare il rientro a Verona dove domani è in programma la cronometro a squadre di 33,2 chilometri. I pronostici vanno alla Bmc: nella squadra Usa corrono molti specialisti (Thor Hushovd, Marco Pinotti e Alessandro Ballan) e il leader della corsa Phinney che potrebbe aumentare il vantaggio e tenersi la maglia rosa fino alle prime salite.
Commozione ieri alla partenza con il ricordo di Wouter Weylandt (il corridore belga morto al Giro 2011 prima del traguardo di Rapallo) e del sindaco della cittadina danese Horsens, Jan Trojborg, scomparso nella pedalata inaugurale del Giro.
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