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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2012 alle ore 20:09.

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Joaquin Rodriguez (Ansa)Joaquin Rodriguez (Ansa)

Facciamo un patto: la prossima volta partiamo direttamente dalle Dolomiti. Ci evitiamo due settimane di manfrine e noiose pretattiche e ci godiamo subito questo magnifico spettacolo. Grazie alle Dolomiti finalmente viene fuori la verità. Un abbozzo di verità, d'accordo, ma comunque sufficiente a farci capire dove sta andando questo benedetto Giro d'Italia che finora ci aveva fatto più dormire che entusiasmare.

Questa volta, qui all'arrivo di Cortina, dopo quattro gran premi della montagna e e 48,4 chilometri di salita, il responso è cristallino, come l'aria che si respira al Passo del Giau, ultima ascesa a 2200 metri d'altezza prima dell'ultima picchiata verso il traguardo finale.
E il responso dice questo: che Joaquin Rodriguez, detto Purito, non è una maglia rosa abusiva. Dopo aver resistito al ritmo martellante della Liquigas , lo spagnolo va anche a vincere lo sprint, superando un inedito Ivan Basso e l'ancor più sorprendente Ryder Hesjedal. Per Rodriguez è la seconda vittoria (l'altra ad Assisi), ma è soprattutto un segnale forte e chiaro per gli altri naviganti del Giro: questo maglia rosa la voglio portare fino a Milano. E se pensate che sia un miracolato, un ex gregario con manie di grandezza, è bene che vi ricrediate per evitare brutte sorprese.

Questo è il primo responso di Cortina. Ma poi ne arrivano altri: e uno riguarda Ivan Basso. Finora aveva solo fatto lavorare la squadra. In attesa delle Grandi Montagne. Ebbene, appena larici e pini cominciano a diradarsi, come aveva promesso, il capitano della Liquigas mette tutti alla frusta. Sulla salita del Giau, è lui a scandire il ritmo al gruppetto dei migliori. Un gruppetto che comprende Pozzovivo, Hesjedal, Rodriguez, Uran e Scarponi. Il sestetto, quasi trainato da Basso, arriva in cima mentre dietro il gruppo è ormai frantumato in tante scheggie, une delle quali, Roman Kreuziger, arriverà poi al traguardo con un ritardo di oltre undici minuti. Uno in meno.

Ma torniamo in cima al Giau. Sta per cominciare la discesa, una picchiata di 18 chilometri verso Cortina. Uno dei sei big , Michele Scarponi, comincia a perdere colpi. Si tocca una coscia, rallenta, accumula secondi mentre gli altri, guidati da Hesjedal, vanno giù senza aspettarlo. E' normale. Ognuno per sé.
Quello che è meno normale è come va giù Ivan Basso, finalmente agile e disinvolto anche nei tornanti più impegnativi. Non è una discesa di sesto grado, però Ivan va giù tranquillo e sicuro non lasciandosi sfuggire il canadese che guida il gruppetto.

E Scarponi? Michele si riprende alla grande. Come dicono gli psicologi, gestisce l'ansia. E spingendo un rapporto più leggero, lavora di fino ricamando le curve. E così, passato il crampo, a due chilometri dal traguardo Scarponi si riaggancia al trenino dei big ormai sulla rampa di lancio per la volata. Che finisce come sappiamo: con un testa a testa tra Ivan Basso e Rodriguez. Di solito, non ci sarebbe partita, perché lo spagnolo è nettamente più veloce. Però Ivan ci prova lo stesso, costringendo la maglia rosa agli straordinari.
Insomma, bravi entrambi. Ognuno per motivi diversi, ma bravi. Ottimo anche Scarponi che poteva perdere parecchio. Dirà poi: " Quando tiravano gli uomini di Basso, ero rimasto da solo e non ho avuto il tempo di bere come avrei dovuto. Pazienza. Senza il crampo, in discesa, forse li avrei lasciati indietro io".

Proviamo a tirare le somme. In classifica, tolto Kreuziger, rimane tutto invariato. Chi però comincia veramente a far paura è il canadese Hesjedal. In salita tiene, e in discesa attacca. "E' un brutto cliente" dice Ivan Basso "che può diventare molto pericoloso perché a cronometro è il migliore". Un giudizio lucido, quello di Basso. Perché il Giro si può anche decidere nell'ultima tappa a cronometro di Milano. Quindi, per scrollarselo di dosso, Basso e Scarponi hanno solo una possibilità: colpire duro venerdì nella doppia salita di Pampeago. E poi sabato con l'inedito versante del Mortirolo e lo Stelvio. Qui si fa il Giro. Ma il capitolo finale di questo giallo, tendente al rosa, è tutto da scrivere.

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