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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2012 alle ore 20:12.

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Contrordine. Fuori i secondi. Il Giro è ancora aperto. Finirà questa domenica in piazza Duomo a Milano in una lotta scandita dalle lancette del cronometro. Tic-tac, tic-tac. Dopo 70 chilometri di salita, la tappa dello Stelvio riapre clamorosamente i giochi. Sembrava ormai fatta per il canadese Hesjedal, ma dal cilindro del Giro salta fuori un uomo in fuga, il belga Thomas De Gentd, che spariglia tutto con un'impresa davvero eccezionale.

Prima prende il volo sulle micidiali rampe del Mortirolo e poi, in solitaria, va a vincere sullo Stelvio con un vantaggio di tre minuti e mezzo sul gruppo dei migliori. Il belga, a parte alcuni occasionali compagni di viaggio, fa tutto da solo riuscendo soprattutto a scalare la classifica generale. Ora infatti è quarto a due minuti e 18" dalla maglia rosa Rodriguez che, con un bel guizzo negli ultimi 800 metri lascia indietro Scarponi ed Hesjedal.

In sostanza, la partita è ancora aperta. Lo maglia rosa, che non è un drago nelle cronometro, dovrà infatti guardarsi sia da Hesjedal (indietro di 31 secondi) sia da questo sorprendente belga che, per giunta, è un temibile cronoman.

Vero che lo svantaggio rispetto alla maglia rosa è notevole, però De Gentd ha dei precedenti illustri in materia. Nell'ultima cronometro del Tour de France, è arrivato terzo affibbiando proprio al canadese oltre tre minuti.

Può quindi succedere ancora di tutto. La prima sorpresa può arrivare dalla maglia rosa. Rodriguez pur essendo il meno dotato nelle prove contro il tempo, è però a un passo dal successo. Finora non ha mai perso un colpo. Lucido, sempre bravo a gestirsi. E la maglia rosa, quando tutti sono ormai in riserva, può dare quel goccio di carburante in più per vincere.

Hesjedal, invece, può sfruttare la sua maggior potenza. Il canadese è un lungagnone (1 metro e 92) e in una prova di trenta chilometri ha più chances di Rodriguez. Bisogna comunque vedere come ha smaltito le fatiche di questa giostra tra le nuvole.
La terza incognita viene dall'eroe di giornata. De Gentd ha fatto una fatica mostruosa. Alla fine era bianco come uno straccio. Bisogna vedere se questa vittoria lo appaga, o se invece vuole andare fino in fondo tentando il colpaccio a Milano. Fare pronostici, in questo caso, serve a poco. Dopo oltre tremila chilometri, tutto è davvero possibile. Contano le gambe, certo, perché un sacco vuoto non sta in piedi. Ma conta anche quello che si ha nella testa, un elemento quasi mai quantificabile.
Resta la fotografia di una giornata eccezionale. Una volta tanto non si può dire che la Montagna abbia partorito il topolino. Sia perché il belga più che un topolino è un gatto delle nevi, sia perché le emozioni e le polemiche hanno dato quel sale e quel pepe necessario a un Giro finora molto sciapo.

Due gli episodi che fanno discutere. Il primo scoppia nella Lampre, la squadra di Scarponi e Cunego. Quest'ultimo infatti, autore di una bella fuga che gli ha permesso di arrivare secondo a un minuto dal vincitore, è stato messo sulla graticola per non aver aspettato il suo compagno nel finale. Scarponi infatti, appoggiandosi a Cunego, forse avrebbe potuto giocarsela meglio. Ma il veronese, in fuga da ore, si è ben guardato dal rallentare. Il team manager della Lampre, Beppe Saronni, getta acqua sul fuoco: «Non è vero che Scarponi si è arrabbiato. Neanche lui era sicuro di riuscire ad attaccare nel finale. E quindi a Cunego non è stato detto di rallentare. Alla fine poi Damiano cosa doveva fare? Scendere dalla bici, e salire su un paracarro per aspettarlo? No, è giusto così. Cunego almeno si è goduto il secondo posto».

Il problema è che Scarponi, prendendo un'altra manciata di secondi da Rodriguez, ora rischia di non salire neppure sul podio. Adesso infatti è terzo in classifica, a quasi due minuti dalla maglia rosa.
Ma dietro a Scarponi, in quarta posizione, ha già messo la freccia lo scatenato De Gentd che nelle cronometro non scherza, come ha dimostrato al Tour l'anno scorso, a Grenoble, quando è arrivato terzo dietro a Tony Martin a Cadel Evans, correndo con una micro frattura a un polso.

E quindi, se Scarponi scende dal podio, per gli italiani si mette male. Per la prima volta, dal Giro del 1995, rischiamo infatti di andare in bianco visto che anche Ivan Basso ormai è tagliato fuori. Quinto in classifica con più di tre minuti, deve cominciare a ripensare al suo futuro. Ma di questo si parlerà più avanti.

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