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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 06:47.
Ryder Hesjedal come Cadel Evans. Entrambi campioni di regolarità e vincitori di una grande corsa a tappe nella cronometro conclusiva.
Ci sono, dunque, molte analogie tra il Giro d'Italia 2012 e il Tour de France 2011. Entrambi provengono da Paesi (Australia e Canada) che sono scoperte recenti del ciclismo professionistico. Non solo. Hesjedal e Evans arrivano dalla mountain bike a dimostrazione di come questa specialità negli ultimi anni ha rappresentato un vivaio interessante per lanciare nuovi talenti.
La cronometro "cittadina" di Milano è stata, dunque, decisiva per assegnare il primato rispettando un pronostico scontato alla vigilia con il canadese favorito sullo spagnolo Oliver Rodriguez. Devo fare un'ammissione. Nella presentazione ero stato critico sul percorso convinto che tutto si sarebbe risolto nei giorni precedenti sulle grandi salite alpine e la corsa contro il tempo sarebbe stata la tradizionale passerella conclusiva. Le cose sono andate diversamente e si è ripetuto il film di un anno fa al Tour quando Evans ha strappato la maglia gialla a Andy Schleck solo all'ultima cronometro che precedeva la kermesse di Parigi.
Nonostante il finale al cardiopalmo il Giro 2012 non è stato particolarmente spettacolare. È mancato un "padrone" della corsa, c'è stato un grande equilibrio tra i migliori e, aspetto non secondario, gli italiani si sono visti poco. Troppo pochi i quattro scattini di Michele Scarponi e Ivan Basso (di cui sono un tifoso) non è mai stato in gara. È sopravvissuto fin dalle prime tappe e quando doveva affondare i colpi in montagna è uscito di scena ed è affondato lui stesso. Credo che la sua preparazione non fosse adeguata al Giro: il Tour, dove partirà da gregario a Vincenzo Nibali, sarà un test importante per il varesino che da sempre insegue un sogno "giallo".
Poche le indicazioni emerse. Tra i giovani interessante senza dubbio Matteo Rabottini; ha buoni margini di maturazione e potrebbe diventare un protagonista nelle corse a tappe. Sul versante degli emergenti un nome su tutti: il belga Thomas De Gendt ha fatto una grande impresa sportiva sullo Stelvio ed è forte a cronometro. Conferma per Mark Cavendish che ha vinto tre tappe, ma il bottino avrebbe potuto essere più "ricco" perchè in alcune volate è uscito sconfitto.
Dedico le ultime considerazioni all'organizzazione del Giro. Tutto ok per tracciato e gestione, ma sulla copertura della Rai devo fare due valutazioni differenti: ottima in termini di riprese televisive ma commenti inadeguati, in particolare, il Processo alla tappa, spesso banale e al di sotto della soglia minima di accettabilità.
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