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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 08:19.

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Un reddito in caduta per la contrazione sia della mia capacità di sopportazione che dell'editoria. Prendo Ambien per dormire, Ritalin per riportarmi in vita, e tre tipi di antidolorifici narcotici per evitare di ridurmi in posizione fetale su un marciapiede quando i calcoli si mettono a martellarmi l'uretra. Dovrei parlare con mio padre, che si è trovato in guai come i miei e ha preso misure estreme. Ma queste misure non mi sono disponibili – le ho escluse dalla mia vita – il che è uno dei motivi, forse, per cui mi trovo in questo casino.
Non ho mai servito la mia missione mormone. Il momento della decisione venne quando avevo diciassette anni, l'anno in cui lasciai la religione e cominciai la mia formazione universitaria invece di posporla per fare proseliti. I disincanti del viaggio in pullman avevano devastato la mia testimonianza ma risparmiato il mio spirito, permettendomi di ricostruire la mia fede intorno a principi elementari di amore e perdono, carità e comunione. Ciò che mi aveva separato dalla Chiesa era la perdita di coraggio, non una crisi di credo. Il tempo speso nel rione mi aveva mostrato da vicino che Dio non opera affatto in maniere misteriose, ma reclutando assistenti sul campo.

Avevo visto malati curati con l'imposizione delle mani, non di colpo e magicamente ma per gradi, dal conforto che viene quando si sente che il gruppo ci tiene a te. Avevo udito messaggi ispirati, a volte dalle mie stesse labbra esaltate. Questa vicinanza al sacro mi aveva spaventato. Troppa responsabilità, mi pareva. Troppa pressione a star dalla parte del miracoloso, che pone richieste serie alla persona moderna, sempre occupata. Ti siedi su un aereo accanto a un avvocato mesto che si sta maledicendo a mezza bocca, e invece di ignorarlo e leggere un libro, devi chiedergli come si chiama e offrirgli conforto.
La mia scusa ufficiale per esser sgattaiolato via dal mormonismo è che ero scettico sulle dottrine, ma avevo imparato che la maggior parte dei mormoni non capisce tutto degli insegnamenti di Joseph Smith – né tiene in particolare considerazione coloro che li capiscono. Dopo la gita a Eden, nessuno parlò mai dei luoghi santi del Missouri. Quanto al futuro tempio di Independence, scoprii che il punto in cui Smith aveva detto che sarebbe stato edificato apparteneva a una setta scismatica con un numero di iscritti, negli Stati Uniti, di circa mille persone.

E la «biancheria sacra»? Era biancheria. La portano tutti, quindi tanto valeva renderla sacra. Tanto valeva rendere tutto sacro, no? Tutto lo è, in un certo senso. E più sacra di tutto è la gente, mica le storie incredibili: quelle servono solo ad aiutare la gente a sentire cosa c'è di sacro in loro. A volte le storie non funzionano o smettono di funzionare. Lasciale perdere; cercane altre. Rivedile. Ritrova il centro. Una Chiesa è la gente che ci sta dentro, con i suoi errori. Gli errori che fanno mentre cercano di fare le cose per bene.

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