Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 08:19.

My24

Ma non avevo avuto la pazienza, né l'umiltà. Non ero figlio di pionieri ostinati. Ero figlio dell'avvocato sull'aereo in preda a un esaurimento che io pensavo di poter evitare. Avevo lasciato la Chiesa nello stesso modo improvviso in cui ci ero entrato. Senza formalità né scuse, senza dire addio.
Quando visito le primi due pensioni di Beverly Hills, i proprietari hanno già controllato il mio credito e di me vogliono sapere a malapena cosa ci faccio in casa loro. Alla terza visita, parlo in un citofono e attendo trepidante delle due l'una: che un cancello elettrico si apra, cioè un sì, o resti immobile, cioè è ora di uscire di scena, farmi di oppiacei, pagare le bollette.

«Che piacere, Walt. Bobby Keller. Vuoi mica una Sprite? Direi che hai caldo. Mia sorella Kim, ci hai parlato al telefono, è in chiesa con i nostri coinquilini, ma ti faccio fare un giro, spero diventerai dei nostri».
Puoi ridere delle loro stranezze, abbandonare la tua missione, scappare al college, vagare per trent'anni per bar e camere da letto e tribunali e farmacie notturne, ma loro non si scordano mai di te: l'ho imparato quel giorno. Come sapeva il mio segreto, Bobby? La mia pagina Wikipedia, scritta da uno sconsciuto. Era piena di errori (diceva che ero ancora sposato, dettaglio che avrà messo a disagio Bobby quando la notte dopo Amanda si fermò a dormire – non che mi abbia detto niente), ma il fatto che mi assicurò un affitto senza un controllo di solvibilità e salvò la mia nuova storia d'amore era accuratamente riportato: il mio primo libro, una raccolta di racconti che si apriva con una storia di masturbazione e finiva con un'altra su un missionario ubriaco, aveva vinto un misconosciuto premio letterario di un gruppo culturale mormone di larghe vedute.
Arredai la pensione con sedie e scaffali e tavoli che i miei nuovi coinquilini avevano messo da parte in garage e che non solo mi regalarono, ma mi aiutarono a pulire e trasportare. Così ricominciò la mia doppia vita da mormone degli Ultimi Giorni.

Lontano dalla riserva ombrosa, come un canyon coi muri, che soprannominai Beverly Zion, mi immergevo nella galleria di vivide tentazioni per resistere alle quali i miei amici ventenni single (Bobby, già personal trainer, ora fotografo surfista; Kim, già modella di passerella, ora mediatrice di mutui; Sophie, protagonista di talent show; e Lisa, rappresentante di un'azienda di cosmetici – identità che ho leggermente modificato per la privacy) avevano fatto squadra. Io mi mettevo in posa nei patio dello Chateau Marmont. Indugiavo sul Sunset Strip ben oltre il tramonto. E invece non tornavo in chiesa. Non era necessario. Il mormonismo, la religione delle seconde chance, la fede che ti viene a cercare a casa, era tornata da me. Proprio come ricordavo dall'adolescenza, i miei coinquilini facevano tutto in gruppo, con amici del "rione dei single" di Santa Monica. Andavano in spiaggia per feste coi falò che duravano tutta la notte e si spostavano in massa al gigantesco mercato delle pulci al Rose Bowl di Pasadena. Almeno una volta la settimana davano un barbecue in cortile: hamburger e pollo, rolls, insalata di patate, insalata verde, insalata di Jell-O, gelato.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi