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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:14.
È il Brasile ad ospitare la quarta edizione della Coppa del Mondo, a dodici anni di distanza dal titolo conquistato dagli azzurri in Francia. Sette paesi americani e sei nazioni europee che a fatica stanno risorgendo dalle macerie della seconda guerra mondiale prendono parte al torneo. Le truppe americane entrano in Corea, mentre la FIFA impedisce la partecipazione della Germania alla rassegna. C'è però, per la prima volta, l'Inghilterra, ovvero il paese che si fregia della primogenitura del football.
L'Italia che partecipa al torneo è una squadra profondamente diversa da quella che aveva conquistato il titolo dodici anni prima. Sulla panchina non c'è più Vittorio Pozzo, che paga l'eliminazione dalle Olimpiadi del 1948 e la sconfitta per 0-4 patita contro gli inglesi. Al suo posto Ferruccio Novo. Ma la ferita più profonda per il calcio italiano era arrivata il 4 maggio del 1949, lo schianto di Superga aveva cancellato il Grande Torino. Il ricordo condiziona la preparazione in vista della rassegna: la federazione rinuncia all'aereo e decide di fare arrivare gli azzurri in Brasile dopo una lunga crociera via mare. La traversata mette a dura prova la resistenza di tutti i giocatori: impossibile allenarsi su una nave, impossibile correre e mantenere un minimo di condizione.
L'esordio è con la Svezia e gli azzurri vengono sconfitti per 3-2. Illusorio il vantaggio di Carapellese: gli svedesi realizzano tre reti, due nel primo tempo e una a 20' dalla fine. Gli azzurri accorciano con Muccinelli, ma gli assalti alla porta svedesi alla ricerca del pareggio restano vani.
Il secondo incontro del girone oppone gli azzurri al Paraguay: Novo ridisegna la formazione per la gara contro i sudamericani e l'Italia riesce a vincere per 2-0 grazie a Carapellese e Pandolfini. Purtroppo il successo azzurro è vano, visto che la Svezia riesce a non perdere con i Paraguayani (2-2) e a guadagnare l'accesso al girone finale.
Un'altra grande sorpresa arriva dal Gruppo B, dove i maestri inglesi vengono eliminati con due sconfitte subite da Spagna e Stati Uniti, dopo la vittoria iniziale contro il Cile.
Il 13 luglio 1950 al Maracanà, Brasile e Uruguay si contendono il titolo mondiale, dando vita ad una partita entrata nella leggenda. Quasi 200mila spettatori si danno appuntamento per quello che considerano un successo annunciato: grazie alla formula bizzarra della manifestazione, ai brasiliani basta un pari per laurearsi campioni del mondo, dopo le vittorie per 7-1 contro la Svezia e 6-1 con la Spagna. Gli uruguayani, invece, per sollevare la coppa, devono per forza vincere la partita con i verdeoro. Come da pronostico, il Brasile passa in vantaggio al 47' con Friaca, ma nella ripresa prima Schiaffino (66') e quindi Ghiggia (79') battono il portiere Barbosa e decretano il trionfo della "Celeste".