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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:15.
Dopo l'edizione del 1950, il Mondiale torna in Sudamerica e più precisamente in Cile. Una scelta in un certo qual modo sorprendente, mal digerita da diverse potenze del calcio di quella parte del mondo. In particolare l'Argentina, che sembrava favorita per l'organizzazione della manifestazione, mostra tutta la sua irritazione. Critiche giungono anche da paesi europei, che si domandano come un paese povero come il Cile possa avere la possibilità di ospitare una rassegna di tale portata. La verità sta nel fatto che il Brasile, campione uscente, non vede di buon occhio un mondiale in casa dei rivali argentini. In più, a peggiorare ulteriormente le cose contribusce anche il terremoto che il 22 maggio 1960 colpsce il paese. Nonostante questa calamità, il Mondiale viene organizzato senza alcun problema, almeno dal punto di vista della disputa delle gare e delle strutture.
Il problema dell'edizione del 1962 è invece rappresentato dal comportamento certamente non irreprensibile degli arbitri. Il Mondiale cileno si disputa in sole quattro città, pronte ad ospitare le sedici squadre partecipanti. L'Italia, dopo quattro anni dalla disfatta di Belfast riesce a qualificarsi alla fase finale, vincendo due volte contro Israele (4-2 in trasferta e 6-0 a Torino). Alla guida degli azzurri la coppia Mazza-Ferrari, cui va l'ingrato compito di traghettare la squadra in un girone di ferro con Germania Ovest, Svizzera e i padroni di casa del Cile.
In quella che è rimasta tutt'ora nella storia come la Battaglia di Santiago, i sudamericani vendicano quanto scritto dai giornalisti italiani in una delle partite più violente mai giocate. Con due espulsi e un infortunato grave mantenuto in gioco (Humberto Maschio, che giocò col naso fratturato da un intervento durissimo), gli italiani resistono contro l'undici sudamericano fino al 74', per poi capitolare di fronte alla scorrettezza del gioco cileno e ai gol di Ramirez e Toro. Dopo aver eliminato l'Italia, i padroni di casa restano in corsa fino alla semifinale, arrendendosi solo di fronte al Brasile, pur privo di Pelè. I verdeoro vincono per 4-2, conquistando la finale per il titolo contro la Cecoslovacchia.
Il 17 giugno del 1962 a Santiago del Cile la Cecoslovacchia passa anche in vantaggio grazie alla rete di Masopust al 14'. A quel punto si scatena la reazione della squadra brasiliana, con il gol di Amarildo per il pareggio e le altre due segnature targate Zito e Vavà rispettivamente al 69' e al 78'. Vincendo la finale, il Brasile può festeggiare il secondo titolo mondiale consecutivo.