Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:14.
È un'Europa sull'orlo della guerra quella che ospita la terza edizione dei campionati del Mondo di calcio. Dopo Uruguay e Italia, l'organizzazione della rassegna viene assegnata alla Francia, ma gli occhi del mondo sono puntati sulla Germania nazista e sulla sua politica già indicativa di quanto sarebbe accaduto di lì a poco. Il quadro politico europeo si ripercuote pesantemente sulla manifestazione: non partecipano Austria e Spagna, due delle nazionali più rappresentative dell'epoca. L'Austria era stata da poco annessa alla Germania, mentre la Spagna era in piena guerra civile.
L'Italia, ancora guidata da Vittorio Pozzo, arriva in Francia a difendere il titolo mondiale conquistato quattro anni prima, ma anche quello olimpico, ottenuto nella rassegna del 1936 a Berlino. Il mondiale azzurro comincia il 5 giugno 1938: l'Italia sconfigge per 2-1 la Norvegia grazie ad una rete di Piola nei minuti di recupero, ma anche ad una gran parata dell'estremo difensore Olivieri, che salva il risultato. Nei quarti di finale, giocati a Parigi, l'avversario è la Francia. Un'atmosfera estremamente ostile accoglie gli azzurri allo stadio: se nella partita d'esordio ben 10mila antifascisti si presentano allo stadio per contestare il saluto romano esibito da Vittorio Pozzo e dai giocatori, ai quarti il clima è decisamente peggiore. Nel secondo incontro, infatti, l'Italia si schiera con una divisa completamente nera, a identificare ancor di più l'appartenenza al regime e la contestazione sale altissima.
In campo la differenza dei valori è però netta: una rete della mezzala della Triestina Gino Colaussi e la doppietta di Piola siglano il 3-1 finale.
L'avversario successivo per gli azzurri è il temibilissimo brasile, che può schierare il centravanti Leonidas. I verdeoro, che pure soffrono e non poco per eliminare Polonia e Cecoslovacchia, sono comunque talmente sicuri di vincere che prenotano con largo anticipo i biglietti aerei per la finale di Parigi e nella gara di Marsiglia si permettono il lusso di non schierare la stesso Leonidas. Ma il campo dà ragione agli azzurri, che vincono per 2-1 grazie ad un calcio di rigore messo a segno da Meazza. Singolare il racconto di quell'episodio: quando l'arbitro decreta il rigore, Meazza si accorge di avere l'elastico dei pantaloncini rotto. Pepin non si lascia assolutamente prendere dal panico e realizza il penalty con i calzoncini in mano.
Per l'Italia è la seconda finale consecutiva: il 19 giugno del 1938 a Parigi gli azzurri sfidano l'Ungheria. Le doppiette di Colaussi e Piola firmano il 4-2 finale che permette agli azzurri di festeggiare il secondo titolo mondiale consecutivo. La seconda vittoria mondiale diventa, inevitabilmente, anche successo di regime: il duce riceve gli atleti a Palazzo Venezia, nel luogo in cui il 10 giugno del 1940 lo stesso Mussolini proclamerà l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania. Ci vorranno altri dodici anni per vedere rimessa in palio la Coppa Rimet.