L'edizione italiana del 1990 dei mondiali vede Luciano Pavarotti e Sofia Loren come testimonial, stadi ristrutturati e sovrastimati, tanto da diventare poi nel corso degli anni vere e proprie cattedrali nel deserto, e soprattutto grandi sprechi di denaro pubblico. E' questa l'Italia che si presenta come organizzatrice della rassegna.

Azeglio Vicini è il successore di Enzo Bearzot sulla panchina azzurra: a lui il compito di guidare gli azzurri ad una grande impresa da giocarsi in casa, specie dopo i successi dell'Under21 da lui allenata. E proprio da quel serbatoio Vicini pesca a piene mani: il portiere è Walter Zenga, in difesa ci sono Ferri e Maldini, Donadoni all'ala e Giannini regista. E sempre dal Milan arriva Franco Baresi, vero leader difensivo della squadra. A completare il mosaico il quasi juventino Roby Baggio e Totò Schillaci che in bianconero ha già vissuto un campionato da protagonista.

Si comincia contro l'Austria ed è proprio Schillaci a decidere la gara: l'Italia sbaglia molto e ad un quarto d'ora dalla fine il punteggio è ancora bloccato sullo0-0. Vicini inserisce Schillaci al posto di Carnevale e Totò realizza di testa tra due granatieri austriaci il gol partita. Da lì il suo mondiale cambierà faccia. Anche contro gli Stati Uniti finisce 1-0 grazie alla rete di Giannini, con Vialli che sbaglia un rigore. Proprio la scarsa propensione ad andare il gol è una caratteristica che accompagna le prime uscite degli azzurri: Vicini decide di cambiare e inserire Baggio e Schillaci dall'inizio contro la Cecoslovacchia. Finisce 2-0 con un Baggio in grande evidenza.

Agli ottavi ci tocca l'Uruguay, che battiamo per 2-0 grazie a Schillaci e Serena. Nei quarti battiamo l'Eire con rete ancora di Schillaci e ci prepariamo alla semifinale di Napoli contro l'Argentina di Maradona. "L'Italia si ricorda di Napoli solo quando gli serve", disse Diego alla vigilia di quel match, con il risultato di infiammare ancora di più la folla. Davanti ad un pubblico diviso, l'Italia scende in campo per la sua semifinale: Vicini sceglie di lasciare Baggio in panchina all'inizio, dando spazio alla coppia Vialli-Schillaci. Il gol del vantaggio azzurro è frutto proprio di una combinazione tra i due, finalizzata da Totò. L'Italia però arretra troppo e l'Argentina beffa gli azzurri con il colpo di testa di Caniggia, complice l'errore in uscita di Zenga.

Si va ai rigori: l'Argentina non sbaglia mai, mentre Donadoni e Serena sbagliano il loro rigore, facendo calare il sipario sul sogno azzurro. Baggio e Schillaci, che sarà capocannoniere, firmano le reti della vittoria nella finale per il terzo posto contro l'Inghilterra, mentre Argentina e Germania si giocano il titolo nel remake della finale di quattro anni prima. A spuntarla, questa volta, è la Germania, grazie al rigore di Brehme a 5' dalla fine, propiziato da un dubbio fallo in area ai danni di Voeller. Maradona finisce il mondiale in lacrime e sommerso dai fischi dell'Olimpico.