Il Cile è uno dei paesi latinoamericani con un'economia più solida, benché, dopo anni di crescita, nel 2009 Il Prodotto interno lordo abbia patito una riduzione vicina al due per cento. Il rame, di cui il Cile è di gran lunga il primo produttore mondiale attraverso la società mineraria nazionale Codelco, costituisce la spina dorsale dell'export. Il sottosuolo è ricco anche di altri minerali, soprattutto oro, argento e zolfo. L'attività agricola, che nella parte centrale del paese è condotta da grandi aziende commerciali che producono con un occhio attento ai mercati internazionali, si concentra nel settore ortofrutticolo: mele, pere, pesche, pomodori.

La coltivazione dei cereali (frumento, orzo, mais, avena), pur di proporzioni non trascurabili, non riesce a soddisfare completamente il fabbisogno interno. Grande rilievo ha la viticoltura e la conseguente produzione di vini: il Cile è tra i primi dieci produttori del mondo e la società Concha y Toro, con sede a Santiago, ha la leadership continentale nel ramo vinicolo. L'attività industriale cilena si dedica perlopiù alla lavorazione e alla trasformazione delle materie prime e delle specialità produttive del paese. Importante quindi il comparto metallurgico e siderurgico, che ha naturalmente una predilezione per il metallo nazionale: il rame. Importanti anche le industrie agroalimentari e le attività legate alla produzione di legname.

Dinamico anche il settore tessile che utilizza la lana prodotta dalle greggi cilene, così come il settore della pelletteria e quello calzaturiero. Esistono anche industrie chimico-farmaceutiche e produzioni di espolsivi destinati all'attività mineraria. Importante il settore della pesca. Dopo una formidabile crescita, negli ultimi anni il Cile era diventato il secondo esportatore mondiale di salmone e ormai tallonava la Norvegia, ma il diffondersi di un'epidemia ittica nelle acque del paese latinoamericano fa prevedere per il 2010 un bruschissimo crollo in questo settore.