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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:01.
La Corea del Sud, che nel 2010 è presidente di turno del G20, negli ultimi decenni ha vissuto una prodigiosa crescita, interpretando un ruolo da protagonista nel novero delle cosiddette "Tigri asiatiche". Ora, dopo un brevissimo periodo di défaillance della propria economia, è uno dei paesi che con più celerità si sta lasciando alle spalle la crisi, e punta con ottimismo sul futuro: il governo ha annunciato che nei prossimi anni destinerà a ricerca e sviluppo una cifra molto consistente, pari al 5 per cento del Prodotto interno lordo.
L'economia sudcoreana è strutturata attorno ai cosiddetti "chaebol", grandi conglomerati di imprese i cui nomi sono noti in tutto il mondo. I principali sono Samsung, LG e Hyundai-Kia, gruppo che in passato ha avuto al suo vertice l'attuale presidente della Repubblica, Lee Myung-bak. La caratteristica principale della Corea del Sud è una fortissima propensione per l'high-tech: il paese asiatico è al primo posto nella classifica del Digital Opportunity Index stilato dall'Onu. Importantissimo e ultracompetitivo sui mercati internazionali è quindi il comparto dell'elettronica che produce televisori, apparecchi per le telecomunicazioni, semiconduttori, calcolatori.
Al quinto posto tra i paesi produttori di automobili (i principali marchi sono Hyundai, Kia, Ssang Yong e Daewoo) e con il primato mondiale nel settore della cantieristica navale, la Corea del Sud ha anche molte fabbriche che operano nei settori metallurgico, chimico e tessile. L'agricoltura è dominata dalla risicultura, ma produce anche soia, patate e ginseng. Sulla costa ci sono importanti porti in cui si sviluppa una fiorente attività peschereccia. Dipendente dall'importazione per il proprio enorme fabbisogno energetico, la Corea del Sud ha deciso di incrementare la produzione delle proprie centrali nucleari.