Della Corea del Nord non si sa quasi nulla. Il paese asiatico è avviluppato nell'isolazionismo voluto dal regime comunista ed è quasi impermeabile ai contatti con l'esterno. L'attuale governo è fedele alla personalissima traduzione nordcoreana del marxismo-leninismo: la filosofia "juche" coniata dal presidente eterno (oltreché da lungo defunto) Kim Il Sung. L'economia del paese è rigidamente pianificata ed è completamente controllata dallo Stato.

La massima attenzione è puntata sull'industria pesante, che ha l'ambizioso compito di garantire al paese una completa autosufficienza. Di grande importanza anche la produzione di armi, che sono destinate anche all'esportazione, spesso semiclandestina. L'agricoltura pianificata, che non raggiunge l'obiettivo di garantire la sussistenza alimentare a tutti i cittadini, non ha evitato al paese tragiche carestie, sulle cui spaventose conseguenze si possono soltanto fare supposizioni. Il settore delle costruzioni, impegnato per decenni a edificare palazzi magniloquenti nella capitale e palazzoni soviet-style per alloggiare la popolazione, sembra aver perso importanza nell'ultimo decennio.

Le forniture di energia che la Cina garantisce a prezzo amichevole, così come gli aiuti alimentari che arrivano dall'estero, sono fondamentali per la sopravvivenza della Corea del Nord. Negli ultimi anni il governo, che intrattiene rapporti commerciali soprattutto con Seoul e Pechino, ha creato delle zone circoscritte in cui si sperimenta la via cinese al capitalismo. Il turismo è ridottissimo e contingentato: i pochi stranieri sono accompagnati nella loro visita da occhiuti funzionari governativi.

L'affondamento di una nave sudcoreana, attribuito da una commissione di inchiesta a un siluro nordcoreano, ha da ultimo fatto crescere la tensione tra i due paesi e resi ancora più difficili i rapporti tra Pyongyang e la comunità internazionale che già nutre profonda preoccupazione per il grande attivismo del paese comunista in campo nucleare.