Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:00.
Dopo decenni di prodigiosa crescita, a partire dagli anni Novanta il Giappone non è riuscito a ripetere le precedenti performance economiche, complice anche una situazione politica stagnante che ha condotto a un rapido turnover di primi ministri. In ogni caso, il Sol Levante rimane una delle tre principali potenze economiche mondiali. Il paese è tradizionalmente votato all'high-tech, alla meccanica di precisione e all'informatica, ma ha anche un'importantissima industria automobilistica – i marchi più noti sono Toyota, Nissan, Mazda, Mitsubishi, Honda, Subaru – e alcune tra le più celebri fabbriche di motociclette del mondo (Honda, Kawasaki, Suzuki, Yamaha).
Quasi infinito il numero dei marchi che hanno reso celebre l'elettronica made in Japan: Sony, Hitachi, Canon, Epson, Sanyo, Toshiba, Pioneer sono soltanto una ridottissima scelta. Accanto a queste aziende, che producono anche in stabilimenti collocati in altri paesi, in Giappone ha anche una sviluppata industria metallurgica, tessile (soprattutto seta e fibre sintetiche), chimica e siderurgica. Povero di risorse minerarie e con poche aree adatte all'agricoltura, in cui si coltivano soprattutto riso, soia, agrumi e tè, ma in quantità assolutamente insufficiente per il fabbisogno alimentare interno, il paese asiatico ha invece un'enorme flotta peschereccia.
La voracità di pesce propria della cucina nipponica ha suscitato accuse nei confronti del Giappone che contribuirebbe in modo determinante allo sterminio di intere specie ittiche; al riguardo non si possono dimenticare le controversie nate attorno all'ostinazione nipponica nel proseguire la caccia alla balena. Sulla ripresa del Giappone, che ha visto nei primi mesi del 2010 una forte crescita delle esportazioni, e sulla salute del governo democratico guidato da Yukio Hatoyama, grava la preoccupazione per le dimensioni ipertrofiche del debito pubblico che è ormai più del doppio del Pil del paese.