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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:00.
L'Honduras è uno degli stati più poveri del Centro America, benché il debito estero del paese sia stato cancellato nel 2005. Alla difficile situazione di un'economia poco sviluppata si sono aggiunte, l'anno scorso, le turbolenze politiche originate dallo scontro tra il presidente della Repubblica Manuel Zelaya, estromesso da un golpe, e il presidente del parlamento Roberto Micheletti. Intanto, anche per i contraccolpi della crisi economica globale, il Pil del paese, che già aveva visto una contrazione della crescita (più 6 per cento nel 2007; più 4 per cento nel 2008), l'anno scorso è calato del 3 per cento circa.
Sotto la percentuale ufficiale dei senzalavoro, calcolata intorno al 6 per cento, si nasconde una realtà assai più grave e diffusa di disoccupazione e sottoccupazione. L'agricoltura impiega circa il 40 per cento della forza lavoro e mantiene un ruolo centrale nell'economia dell'Honduras. I prodotti più significativi tra quelli destinati all'esportazione sono il caffè e le banane, ma in questo settore il controllo è esercitato perlopiù da multinazionali statunitensi. Negli ultimi anni ha acquisito importanza anche l'allevamento di gamberi e aragoste, anch'esse destinate ai mercati occidentali.
Le foreste, estese e rigogliose, forniscono legname pregiato quale mogano e cedro. Il tessuto industriale è di dimensioni ridotte ed è circoscritto a pochi centri urbani. In particolare, esistono aziende agroalimentari (zuccherifici, distillerie, birrifici), fabbriche di tessuti e manifatture che producono gli intramontabili cappelli panama. Il turismo è in crescita, ma raggiunge volumi modesti, anche per la carenza di infrastrutture idonee ad accogliere flussi più ampi. Una prospettiva innovativa, seppur di nicchia, è quella del turismo ecologico. Importanza capitale hanno assunto le consistenti rimesse degli emigrati