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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:00.
Con una leggera ripresa nel primo trimestre del 2010, l'Italia si sta allontanando dalla recessione, per quanto le prospettive di crescita non conoscano dati esaltanti. Pur in un contesto di crescente terziarizzazione del paese, il settore agricolo mantiene la sua importanza. Rilevante la coltivazione di cereali, di riso (primo produttore europeo), di alberi da frutta e di ortaggi. L'Italia occupa il secondo posto nella classifica mondiale della produzione di vino e di olio.
Nel corso degli anni si è invece verificata una contrazione del settore zootecnico, in cui hanno particolare rilievo l'allevamento del pollame e quello dei suini, che alimenta i numerosi salumifici. La pesca sconta qualche difficoltà, per il graduale spopolamento ittico dei mari che bagnano la Penisola. Contraddistinta da un sottosuolo povero di materie prime, l'Italia ha necessità di importare energia. Dal momento che la produzione garantita dalle centrali idroelettriche e dal diffondersi di impianti che sfruttano le fonti di energia rinnovabile sono ampiamente insufficienti al fabbisogno interno, il governo ha programmato un piano di attivazione di centrali nucleari. Il panorama produttivo italiano è composto da un tessuto di imprese medie, piccole e piccolissime.
Tra i settori industriali hanno una particolare rilevanza economica quello meccanico (tra i marchi italiani dell'automobile, accanto a Fiat, Alfa Romeo e Lancia, ci sono anche nomi prestigiosi come Ferrari, Maserati e Lamborghini, senza contare i produttori di motociclette), quello agroalimentare (tra i marchi più noti nel mondo Barilla e Ferrero), quello chimico e quello tessile, che conta sia sul fitto reticolo di imprese che operano nei cosiddetti "distretti" sia sul richiamo esercitato in tutto il mondo dalle griffe della moda italiana. Il fascino del made in Italy, specie nei prodotti di lusso, aiuta a sostenere le esportazioni di molti prodotti dell'industria nazionale. Molto importante, benché in difficoltà per la concorrenza di paesi che offrono prezzi più contenuti, anche il settore turistico.