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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 16:59.
La Nuova Zelanda tra il 2008 e il 2009 ha visto per cinque trimestri consecutivi il segno meno davanti al dato del proprio Prodotto interno lordo. Ma ora sembra che si sia avviata la ripresa economica. Benché circa il 70 per cento dell'economia neozelandese sia costituito dai servizi, i due terzi dei beni esportati provengono dall'agricoltura e dall'allevamento. Le greggi neozelandesi pongono il paese al terzo posto nel mondo per la produzione di lana. Tra i beni destinati al mercato internazionale hanno un posto importante anche la carne e i prodotti caseari.
Altre coltivazioni di rilievo sono quelle di cereali, di ortaggi e di frutta (soprattutto agrumi, mele e kiwi). Diffusa anche la viticoltura che garantisce una discreta produzione di vino. Nella pesca e nella piscicoltura hanno un ruolo di rilievo, regolato da precise leggi, i neozelandesi di origine maori. Il settore estrattivo, oltre a modesti quantitativi di petrolio, offre carbone, oro e gas naturale. L'energia è prodotta da un complesso di centrali idroelettriche, termiche e geotermiche. Nell'industria agroalimentare, legata prevalentemente alle attività di allevamento, ha un ruolo di leadership la società Fonterra (latte, burro, formaggi e gelati).
La Nuova Zelanda può contare anche su raffinerie, fonderie, industrie chimiche, cementifici e stabilimenti che si occupano dell'assemblaggio di autoveicoli. Altre aziende operano in campo informatico e nelle produzioni ad alto contenuto tecnologico. È in crescita anche il comparto della cantieristica navale, specializzata nella costruzione di imbarcazioni da diporto. Negli ultimi anni, come notato dall'Economist, hanno preso quota anche alcune firme neozelandesi che hanno fatto il loro timido ingresso nel mondo della moda