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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 16:59.
Dopo anni di robusta crescita del Prodotto interno lordo, nel 2009 il Paraguay ha patito una recessione vicina al -4 per cento. Nel paese sudamericano, sprovvisto di affaccio sul mare, sono diffuse forme di economia informale e la ricchezza ha una distribuzione piuttosto iniqua, dovuta soprattutto alla concentrazione in poche mani della proprietà terriera. Al contrario della gran parte dei paesi dell'area, il Paraguay è decisamente povero di risorse minerarie. Abbondante è invece la produzione di energia idroelettrica, grazie a importanti sistemi di dighe e centrali.
Di particolare rilievo sono il settore agricolo e quello dell'allevamento, in cui è occupato quasi un terzo della popolazione attiva. Ingente la produzione di soia (circa quattro milioni di tonnellate all'anno, che valgono il sesto posto nella classifica mondiale). Altre colture di rilievo sono quella dei cereali (soprattutto frumento e mais), della canna da zucchero e della manioca. L'intensivo allevamento di bovini assicura una consistente produzione di carni e pelli destinate al mercato internazionale. I boschi forniscono "yerba mate", tannino ed essenze pregiate da esportazione, in particolare cedro, mogano e noce.
Nel settore industriale, che vale il 18 per cento del Pil ed è concentrato nei dintorni della capitale Asunción, ha un posto di primo piano il comparto agroalimentare che produce olio, latte, zucchero, birra e distillati. In crescita l'industria farmaceutica. Nel paese sono presenti anche cementifici, stabilimenti tessili, una raffineria di petrolio, impianti di assemblaggio di motociclette, alcune cartiere e fabbriche di sigarette e di materiali plastici.