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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 16:59.
La Slovacchia è entrata nell'Unione europea nel 2004 e ha percorso al galoppo l'ultimo decennio. La disoccupazione si è sempre mantenuta al di sopra delle medie del continente, ma il tasso di crescita è stato a lungo molto alto, raggiungendo il suo picco nel 2007, anno aureo in cui il Prodotto interno lordo slovacco ha segnato un +10,6 per cento. La crescita è calata l'anno successivo (+ 6,2), mentre il 2009 si è chiuso con una recessione del 4,7 per cento.
Il settore agricolo non produce un granché, giusto quello che i terreni dell'Europa centrale possono offrire a chi li coltiva: cereali (in particolare frumento, orzo e mais), patate e barbabietole da zucchero. Assai più rilevante è invece l'allevamento, specie di bovini e suini. L'attività mineraria sfrutta i locali giacimenti di ferro, rame, piombo e antimonio. La Slovacchia produce consistenti quantitativi di energia nelle sue centrali nucleari, grazie all'attività del maggior gruppo elettrico del paese, la compagnia Slovenské Elektrárne, che da qualche anno è controllata dall'italiana Enel.
L'industria pesante, ereditata dal passato regime comunista, è in via di ristrutturazione. Accanto all'industria siderurgica e metallurgica, hanno importanza il settore chimico, e quello tessile. Nel ramo agroalimentare sono attivi vari birrifici. Grazie agli investimenti di alcuni colossi stranieri del settore automobilistico (come Volkswagen, Peugeot-Citroën e Hyundai-Kia), che hanno stabilimenti di assemblaggio dei propri veicoli in Slovacchia, ha un rilievo particolare l'industria meccanica.
Oltre a fabbriche che lavorano carta, tabacco e gomma, sono in via di diffusione anche imprese che operano nel campo dell'ingegneria elettronica e che assemblano apparecchi per conto di marchi come Sony e Samsung.